Since March 2020, the COVID-19 pandemic has changed lifestyles in relation with the external environment, in particular nature. The permanence in natural environments, the relationship with the outside and with the green that surrounds us reveal, in general, important elements of personal and collective well-being, both during the usual daily life but also and above all in the current pandemic crisis, that has dramatically changed everyone’s life habits and has disrupted interpersonal relationships and the relationship with the outdoor world, often observed from a window. As part of the CNR FOE-Nutrage project “
L’ambiente in cui ci si muove, sia in senso fisico che in senso relazionale, ha un forte impatto sul livello di benessere personale e collettivo, e non riveste pertanto un mero ruolo di elemento neutro che fa da sfondo ai comportamenti o alle relazioni tra individui. L’organizzazione dello spazio esterno, in un quartiere o in una città, può ad esempio stimolare il cammino, così come le attività da svolgere fuori casa e la socializzazione piuttosto che l’isolamento.
La relazione persona-ambiente, quest’ultimo inteso sia come ambiente costruito o manufatto (città, strade, case e uffici) che come ambiente naturale, è al centro degli studi di diverse discipline tra cui la psicologia ambientale, la geografia, l’architettura, la sociologia, l’antropologia, l’ecologia, l’economia, la fisiologia, la medicina.
Sebbene non esista una definizione universalmente accettata di spazio verde urbano, soprattutto in relazione al suo impatto sul benessere (
Come è noto esiste un vero e proprio legame nei confronti dei luoghi in cui si vive, con la costruzione di mappe cognitivo-ambientali, lo sviluppo di affetti e preferenze e di ansie e stress (
Con l’avanzare dell’età si assiste a una diminuzione dell’esplorazione dello spazio fisico esterno e ad un consolidamento dei percorsi abituali, si instaura anche un investimento affettivo più marcato sull’ambiente, sullo spazio della propria casa e sugli oggetti e, i risvolti emotivi del rapporto persona-ambiente diventano particolarmente importanti.
L’espressione “invecchiamento attivo” o “
È un approccio che si basa sul riconoscimento dei diritti delle persone anziane e dei principi di indipendenza, partecipazione, dignità e realizzazione personale. Un approccio che non vede la persona anziana come un soggetto passivo e contrasta le rappresentazioni della vecchiaia come contenitore di malattia, uscendo dalla generalizzazione che considera le persone anziane come una categoria omogenea. L’arco temporale in cui si collocano le persone anziane e le differenze soggettive implicano esigenze profondamente diverse e i fattori di rischio che intervengono nel processo d’invecchiamento, con la loro variabilità, rendono questa stagione della vita un fenomeno estremamente individuale ed eterogeneo. L’età anagrafica, se privata del suo significato di “indicatore temporale”, può lasciare spazio ad un interessante caleidoscopio di “età situazionali” (
Il tempo libero quotidiano e permanente di molti soggetti anziani non è sempre occasione di vita partecipata, ma è spesso tempo libero in quanto “liberato dal lavoro” e, in seguito a questo, spesso privato generalmente anche da compagnie, relazioni sociali, affetti. Un connotato comune della condizione senile è quindi la solitudine.
L’Italia ha la popolazione più vecchia d’Europa con il 22.8% del totale che ha più di 65 anni a fronte del 20.3% medio in Ue. Secondo i dati pubblicati da Eurostat riferiti al 2019 (
Solitudine ed isolamento sociale possono essere considerate condizioni rischiose per la longevità delle persone così come il fumo di sigarette, l’assunzione di alcol e gli stili di vita alimentari non equilibrati, con tutti i conseguenti possibili effetti. Al contrario, individui con relazioni sociali soddisfacenti hanno una possibilità di sopravvivenza di quasi il 50% maggiore rispetto a chi mantiene relazioni sociali povere, insufficienti, non adeguate (
Inserire l’anziano/a in attività di tipo formativo per alimentare prospettive nuove ed una nuova creatività rientra in una logica di
La recente pandemia ha fatto balzare agli occhi di tutti la diffusa, difficile, condizione delle persone anziane in una società ove crescono l’esclusione sociale, l’indifferenza e le disuguaglianze. L’esperienza drammatica del Covid-19 ha alimentato una percezione di precarietà, paura, mancata tutela. Le persone anziane sono state intimate di restare a casa; hanno assistito in solitudine allo sconfortante numero di morti, anziani come loro, spesso senza ricevere un supporto o una rassicurazione da parte della comunità. Si ritiene che ciò avrà delle conseguenze sul futuro di questa generazione, la quale, attraverso la permanenza in ambienti naturali, anche in ambito urbano, percepiti come salubri e rassicuranti, avrebbe potuto terapeuticamente ri-attivarsi.
Le città vedono oggi spesso degrado, intolleranza, incuria, mancanza di sicurezza, insidie alla salute derivanti dal traffico e dall’inquinamento: aspetti che nel vissuto dell’età anziana sono acuiti dalla perdita progressiva di autonomia e dalla solitudine. Tali criticità peggiorano nella cosiddetta “città diffusa” (
Una città “
In tal senso si muovono le iniziative che incoraggiano a vivere la città e gli spazi verdi senza segregazioni o marginalizzazioni sociali. In particolare si segnala “l’agricoltura sociale” che si sta affermando in città come in campagna e che può indirizzare verso un modello di
Analogamente gli “orti condivisi”, appezzamenti di terreno medio-piccoli collocati in città, spesso in quartieri o aree più degradate, gestiti dal comune o da associazioni senza scopo di lucro, possono essere considerati parte integrante di questo nuovo modo di fare eco-socialità aggregata.
L’influenza dell’ambiente sul benessere e sul recupero psico-fisico delle persone è stata inizialmente indagata a partire dagli anni ’80 con studi su pazienti, specie se ricoverati ed anziani, che frequentavano strutture sanitarie (
L’ambiente architettonico, l’esposizione alla luce e ai rumori, la presenza di verde, la percorribilità degli ambienti, possono contribuire all’esito positivo del trattamento delle/i pazienti in modo significativo ed avere un’influenza sulla salute per la semplice ragione che la luce, il design e l’atmosfera dell’ambiente modificano la reazione emotiva allo stress (
La presenza di verde riduce la percezione di stress e produce modificazioni positive della pressione arteriosa e dell’attività cardiaca (
Il rapporto tra ambiente e benessere ed in particolare tra ambienti naturali e benessere psico-fisico rientra tra i benefici catalogati come servizi ecosistemici (dall’inglese
La domanda di servizi ecosistemici culturali è in forte aumento in Europa come conseguenza diretta di processi come l’urbanizzazione, i cambiamenti nello stile di vita e l’aumento della consapevolezza ambientale, sia da parte degli operatori di settore che della società (
È in questo contesto che si inserisce il “
L’organizzazione delle attività di
Secondo la biofilia (“tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali” - ipotesi scientifica proposta nel 1984 da Edward O. Wilson), avendo ricevuto un vantaggio evolutivo dalla possibilità di contatto con la natura per milioni di anni, avremmo sviluppato un’innata propensione a reagire positivamente nei suoi confronti (
Secondo l’
L’ambiente naturale è fondamentale nella ricerca identitaria. Gli animali, gli alberi, sono elementi naturali che aiutano a plasmare la nostra l’identità. In particolare, gli alberi sono presenti in molte prospettive teoriche dell’identità: molti miti descrivono come le persone siano state create dagli alberi o trasformati in alberi. Gli alberi sono utilizzati nei test di personalità (come il test di disegno casa-albero-persona) per indagare i problemi di identità; diversi approcci fenomenologici si basano su metafore degli alberi (es. radici -
Le esperienze in natura possono provocare un aumento diretto di varie forme di benessere (ad es., benessere eudemonico ed edonico, benessere spirituale). Nell’ultimo decennio si è registrato un aumento delle ricerche sperimentali che analizzano la correlazione tra natura e benessere in senso eudemonico, che è un composto di serenità, senso di stupore, contemplazione, empatia, vitalità, senso di libertà, connessione, sentirsi riposati (
In questo articolato ambito teorico di riferimento si colloca l’attività di ricerca sul campo condotta a partire dal mese di Aprile 2020 e che ha riguardato la strutturazione di un questionario-studio, predisposto su piattaforma
Il questionario-test, strutturato con una sezione preliminare relativa a dati personali e una sezione con 11 quesiti tematici a risposta chiusa, è stato somministrato nel periodo Luglio-Settembre 2020, ed ha rilevato le abitudini del campione intervistato in relazione agli ambienti esterni frequentati, alla cura del verde e le attività di socializzazione esterna nel periodo marzo-aprile 2020, durante il
Tra gli spazi verdi sono stati presi in considerazione anche il terrazzo o il balcone di casa, per indagare unicamente sui tempi di cura del verde (piante e/o alberi) presenti oppure di orti privati o condivisi che, durante la pandemia, hanno rappresentato un forte elemento antistress.
In merito agli orti urbani, vista la peculiarità rispetto alla loro frequentazione sia attiva che passiva, saranno prossimamente oggetto di studio di caso specifico nell’ambito del progetto Foe-Nutrage - stili di vita e invecchiamento attivo.
I dati sono stati elaborati con il software SPSS® (Statistical Package for the Social Sciences - IBM Inc. Armonk, NY, USA).
Le persone intervistate sono per il 49% di genere femminile e per il 50.8% di genere maschile. L’età media del campione è 72 anni.
La maggioranza del campione è diplomata e laureata (81% circa) e il 18% circa ha conseguito il titolo di studio di base. Il 67% vive in coppia e/o con altre persone; a seguire le persone che vivono da sole (27%) e da sole con badanti/colf (6 %).
I risultati mostrano che circa il 75% del campione totale intervistato è uscito da casa durante il periodo di
Rispetto al genere, tra le persone uscite da casa durante il
Il 24.2 % delle persone totali intervistate che non è uscito da casa lo ha fatto principalmente per timore del contagio, soprattutto perché in presenza di problemi pregressi di salute. Nella fascia d’età superiore a 75 anni le problematiche di deambulazione e logistiche risultano elementi aggravanti rispetto alla mancata frequenza di spazi esterni (
Interessanti le risposte sugli spazi verdi frequentati prima del
Camminare (60.5 % prima e durante il
Il tempo dedicato alle attività all’aperto durante il
Meno univoca la risposta alla domanda “come si è sentit* nello svolgere le attività all’aperto durante il
Complessivamente per l’intero campione esaminato risulta che la maggior parte non esprime preferenze e prevale, se pure di poco durante l’esperienza all’aperto, il senso di rilassatezza insieme a una sensazione di disagio dovuta alle condizioni restrittive e di rischio dettate dalla pandemia (
L’analisi degli incroci sulla percezione del campione intervistato evidenzia a livello regionale che tra Calabria e Lombardia non vi sono sostanziali differenze, prevalendo il senso di rilassatezza sul “sentirsi in forma” in tutte e due le regioni, mentre il disagio se pure di poco è stato avvertito in misura maggiore in Calabria.
In merito al genere risulta che le donne provano più disagio degli uomini nell’esperienza all’aperto (34.4% contro il 20.6%) mentre gli uomini avvertono più rilassamento (34.9% contro il 24.6%).
Nell’esaminare le motivazioni che prevalgono per regioni si evince che in misura maggiore in Lombardia rispetto alla Calabria siano il relax insieme alla salute (
Il campione intervistato evidenzia, svolgendo attività all’esterno, il bisogno di rilassarsi, di compiere un’attività salutare per l’organismo, il bisogno di rapporti sociali. Queste attività attestano quindi il desiderio di ricercare benessere anche in una situazione di crisi.
Circa l’80% dichiara di prendersi cura abitualmente degli spazi verdi. Gli spazi verdi maggiormente curati durante il
Gli spazi verdi sono stati curati ogni giorno prima e durante il
Circa il 55% del campione totale ha dichiarato di frequentare gruppi di aggregazione sociale, di varia tipologia, con prevalenza del genere maschile (57.1%) e dei residenti in Calabria (57.4%) rispetto alle persone residenti in Lombardia.
Per quanto riguarda la tipologia di attività svolta, il 55% mostra praticare gruppi che favoriscono l’aggregazione sociale: si evidenzia che questo dato è costituito da due poli attorno ai quali le risposte si aggregano ovvero:
attività sportive ricreative/associazionismo (ballo-gite- viaggi);
attività culturali come attivismo politico/attivismo sindacale/ pranzi sociali/ esperienze religiose/volontariato.
Le attività motorie e le attività culturali/sociali sono svolte in modo esattamente paritetico dal campione analizzato.
La permanenza in ambienti naturali, il rapporto con l’esterno e con il verde che ci circonda si rivelano elementi importanti di benessere personale e collettivo, sia durante la vita quotidiana abituale ma anche e soprattutto nell’attuale crisi pandemica. Il contatto con la natura, anche quella urbana e condominiale, ha un potere rilassante, rigenerativo, di stimolo ai processi vitali fondamentale per fronteggiare periodi di crisi quale quella Covid-19. Il legame tra aree verdi e salute è ampiamente presente in letteratura, anche con recenti studi e ricerche e attività esperienziali nel periodo del
La pandemia di Covid-19 ha cambiato notevolmente le abitudini di vita di ognuno e ha stravolto le relazioni interpersonali e il rapporto con il mondo esterno. È aumentato il numero dei visitatori dei parchi urbani, anche di persone che non li avevano precedentemente frequentati, soprattutto nel primo periodo della pandemia, con effetti positivi su stress e isolamento. Durante la pandemia da Covid-19 si è registrato un sensibile aumento di presenze in aree naturali, sentite come spazi sicuri per socializzare, per fare esercizio, per connettersi alla natura, per trovare pace e tranquillità (
Le restrizioni dovute alla pandemia non hanno inciso sul bisogno di frequentare spazi all’aperto determinando però una diversificazione degli spazi verdi frequentati soprattutto per fare attività fisica e movimento piuttosto che per fini contemplativi e di socialità (
Durante il
Non secondari sono stati gli effetti della quarantena a causa della pandemia sulla salute mentale della popolazione tutta ed in particolare delle persone a rischio. La pandemia da Covid-19 e le relative misure di contenimento, principalmente il distanziamento fisico e l’isolamento, hanno avuto e stanno avendo conseguenze dannose sulla salute mentale della popolazione in tutto il mondo. In particolare, frustrazione, solitudine e preoccupazioni per il futuro sono reazioni comuni e rappresentano fattori di rischio ben noti per diverse sofferenze mentali, tra cui ansia, disturbi affettivi e da stress post-traumatico. La stragrande maggioranza degli studi disponibili è stata condotta in Cina, dove è iniziata la pandemia. L’Italia è stata duramente colpita dalla pandemia, ma il contesto socio-culturale è completamente diverso dai Paesi dell’Est. Saranno pertanto necessari studi volti a valutare l’impatto del Covid-19 e delle misure di quarantena sulla salute mentale della popolazione italiana (
La presenza di aree verdi e parchi in aree urbane ha mitigato gli effetti negativi del confinamento soprattutto quelli sulla salute mentale. In particolare, riguardo alla fascia d’età presa in esame, uno studio effettuato dall’Autorità della Salute della Danimarca ha mostrato che la presenza di aree verdi e parchi nelle aree urbane ha aiutato la popolazione
Sempre rispetto alla fascia di età
I risultati ottenuti nel presente studio ben si collocano pertanto nell’ambito della letteratura scientifica sul tema e consentono di effettuare ulteriori riflessioni sul legame nei confronti dei luoghi in cui si vive, sulla capacità di reazione alla chiusura forzata da parte del campione analizzato in due ambiti territoriali selezionati come aree test (Calabria e Lombardia).
Le considerazioni che ne conseguono sono importanti per la programmazione di interventi infrastrutturali volti a una migliore vivibilità che tenga conto anche di variabili identitarie quali le mappe cognitivo-ambientali in grado di contenere lo sviluppo di ansie e stress, favorendo lo sviluppo di un rapporto sereno e riappacificante con l’ambiente circostante verso la tutela della salute intesa come una variabile dipendente da diversi fattori, e in particolare dalla qualità dell’ambiente in cui si vive e ci si relaziona.
Appare fondamentale pertanto vivere in una città
Si ringraziano Aldo Luperini e Paolo Leone, ricercatori del CNR-IBBA di Milano per la collaborazione nella strutturazione e nella raccolta dati del questionario nell’ambito del progetto “FOE - Nutrage CNR”, subtask 3.6.3 e subtask 3.6.4.
Si ringrazia Giorgio Matteucci, Direttore dell’Istituto di Bioeconomia del CNR per i suggerimenti nella fase di stesura del testo e le indicazioni bibliografiche fornite.
Motivazioni per cui le persone non sono uscite da casa durante il
Spazi all’aperto frequentati prima, durante e dopo il
Attività svolte negli spazi all’aperto, prima e durante il
Tempo dedicato alle attività all’aperto, prima e durante il
Sensazioni provate durante le esperienze vissute all’aperto durante il
Distribuzione dei motivi per cui le persone svolgono prevalentemente attività all’esterno per regione di appartenenza.