The importance of INFC is restated and the conditions for the delivering of INFC data to the scientific community are outlined by the INFC responsible at Corpo Forestale dello Stato (Italian National Forest Service), Italy.
La prima osservazione riguardo all’editoriale di Forest@ (
L’intervento di Borghetti e Ferrara però ci sollecita anche ad affrontare il tema della disponibilità dei dati per la comunità scientifica nazionale e per le collaborazioni e interazioni con le realtà regionali e locali. Ovviamente, è ben comprensibile che la ricchezza di dati raccolti sull’estensione forestale, sulle caratteristiche tipologiche delle foreste italiane e sulla loro produttività, possa costituire una preziosa riserva di informazioni scientifiche per ulteriori approfondimenti, riflessioni e collegamenti con altre banche dati e esperienze di ricerca; si tratta quindi di una grande opportunità di collaborazione e sinergia tra ricercatori italiani, con importantissime ricadute di conoscenza scientifica, pubblicazioni e aspetti applicativi.
È bene, però, correggere tempestivamente alcune informazioni riportate nell’articolo di Borghetti e Ferrara che, a nostro avviso, non rappresentano la realtà relativamente alla disponibilità dei dati “elementari” o dati grezzi degli inventari forestali. A fronte di un esempio di inventario su scala provinciale/regionale citato da Borghetti e Ferrara (gli Autori non riportano il nome della provincia o regione), che avrebbe reso disponibili liberamente tutti i dati raccolti, possiamo infatti riportare innumerevoli esempi per i quali viene applicata un’attenta politica di tutela dei dati inventariali.
Il caso del continente nord-americano dovrebbe essere noto alla comunità scientifica. Numerose e ricorrenti sono infatti le pubblicazioni che trattano la questione dell’indisponibilità dell’esatta localizzazione dei punti di campionamento, le cui coordinate vengono appositamente alterate per mantenerne la riservatezza (si veda ad esempio per gli Stati Uniti agli indirizzi: http://fia.fs.fed.us/tools-data/spatial/default.asp e http://srsfia2.fs.fed.us/sds/how_to.shtml#sc, e le presentazioni al 2002
Sempre a livello europeo si segnala inoltre che, nell’ambito dell’attività condotta da un consorzio di inventari forestali nazionali in collaborazione con il centro JRC di Ispra (VA) per la realizzazione di una piattaforma europea per i dati forestali (
Una tale politica attenta alla tutela della riservatezza delle informazioni è motivata proprio dall’importanza delle informazioni stesse per la gestione e la tutela delle risorse forestali. Gli inventari infatti sono la principale fonte di statistiche nazionali sulle foreste, statistiche ufficiali che determinano le politiche forestali dei singoli Paesi e della comunità internazionale. Una delle priorità per chi lavora in questo ambito è quindi quella di tutelare il corretto uso delle informazioni ed impedire interpretazioni errate o distorte dei dati. Altrettanto importante è garantire la rappresentatività delle unità di campionamento (punti e aree di saggio) cioè impedire che queste vengano alterate nelle loro caratteristiche principali. La conoscenza dell’esatta localizzazione dei punti di campionamento potrebbe infatti portare a modifiche nella gestione di queste aree da parte degli stessi proprietari. La localizzazione di ripetuti studi e campagne di rilevamento, da parte di soggetti esterni all’inventario forestale, nei punti di campionamento potrebbe inoltre arrecare danno o alterazione ai soprassuoli forestali, modificandone le caratteristiche. Per questi motivi in tutti i Paesi si cerca di circoscrivere la conoscenza della localizzazione esatta dei punti e di esercitare un controllo, più o meno stretto, delle attività, anche di ricerca, che interessano la rete di campionamento inventariale.
L’interesse superiore di ampliare le conoscenze sul patrimonio forestale nazionale in un momento così strategico, interesse citato a conclusione dell’intervento di Borghetti e Ferrara, è proprio la motivazione principale delle scelte attuate in relazione alla diffusione dei dati inventariali. A questo interesse risponde l’impegno testimoniato in questi anni da CFS e CRA per la produzione di dati affidabili, precisi e rispondenti alle esigenze informative della collettività nazionale e internazionale di oggi. L’INFC ha consentito infatti di colmare molte lacune conoscitive e di produrre i dati necessari a rispettare gli impegni presi dal nostro Paese in ambito internazionale. L’impegno finanziario, supportato da risorse pubbliche, aveva questi obbiettivi che, crediamo, siano stati pienamente raggiunti.
Detto quanto sopra, una particolare attenzione va posta anche ai riferimenti normativi citati dagli autori dell’ultimo editoriale di Forest@: un’attenta lettura del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 195 (Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005) evidenzia all’Art. 5., “Casi di esclusione del diritto di accesso”, come l’accesso all’informazione ambientale è negato in numerosi casi (vedasi in particolare i commi d e f legati alla segretezza statistica ed alla diffusione di dati personali, in ottemperanza alla normativa sul rilascio dei dati sensibili in tema di
Si potrebbe ricordare altresì il Decreto legislativo 199 n. 169 Attuazione della direttiva 96/9/CE relativa alla tutela giuridica delle banche di dati (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/99169dl.htm) che prevede all’articolo 102 bis comma 3 il diritto per il costitutore della banca dati di vietare per 15 anni operazioni di estrazione o reimpiego dei dati, anche se non è questa la motivazione che ha sovrinteso la cessione dei dati INFC.
Ultima notazione riguarda l’omissione nell’editoriale di Borghetti e Ferrara, di un terzo caso in cui i dati INFC possono essere ceduti. Nel caso infatti di un coinvolgimento diretto del CFS-CRA nella ricerca scientifica proposta, la cessione dei dati può essere pienamente realizzata proprio in virtù della riservatezza garantita dagli Enti proprietari e gestori dei dati inventariali. Numerosi esempi in questo senso possono essere documentati.
Si chiude questo intervento evidenziando che questo tema era già stato sollevato in passato (
Stupisce il fatto che gli Autori non abbiano avuto nessun contatto diretto con il CFS-CRA al fine di ottenere dati INFC e quindi non evidenzino nessuna esperienza diretta in materia. Forse un semplice colloquio con i responsabili INFC avrebbe potuto chiarire molti degli argomenti oggetto dell’editoriale sopra citato.
L’INFC (2005/8) è oramai al termine; il 2010 vedrà la pubblicazione degli ultimi dati della cosiddetta “Fase 3+”, quella relativa al contenuto del Carbonio nei suoli forestali. L’azione congiunta e la comunità di intenti che ha portato i Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole e Forestali, il CFS, il CRA, l’AGEA-SIN, le Regioni e le Province Autonome (l’INFC è la base di costituendi Inventari Forestali Regionali) rappresenta un’importante e positiva realizzazione di uno strumento pubblico costruito per il bene del Paese, i cui risultati sono a disposizione di tutti.