The evaluation procedures for scientific research applied by the Alma Mater University of Bologna are described as a possible example for wider application in Italian universities. In particular, an illustration is provided of the advantages and limits of the ISI Journal IF in the evaluation of the setting of minimum standard requirements for different scientific fields.
Sembra ragionevole che l’AISSA cerchi una risposta comune e condivisa alla richiesta da parte del MIUR di definire requisiti minimi dell’attività di ricerca. Non si possono, tuttavia, nascondere o comunque sminuire le difficoltà di trovare un accordo tra aree disciplinari diverse per impostazione teorico-metodologica e per tematiche trattate.
Il mio obiettivo è di dare un contributo alla discussione partendo dall’esperienza ultradecennale dell’Osservatorio della ricerca dell’Università di Bologna, che ha portato alla creazione dell’Anagrafe della ricerca d’Ateneo e del relativo sistema di valutazione. Nonostante l’estrema eterogeneità della produzione di una comunità scientifica numerosa e complessa (23 facoltà, 70 dipartimenti e 3250 docenti), l’
Relativamente alle monografie e ai capitoli di libro è prevista per tutte le aree una notevolissima varietà di classificazione, che va dall’estrema importanza (AA) alla valutazione marginale (D), anche se si rileva che questo tipo di contributo scientifico è maggiormente diffuso e apprezzato nell’ambito delle discipline umanistiche e sociali. Certamente ci sono sedi editoriali di elevato prestigio nazionale e internazionale, che possono garantire la qualità del contributo, ma in non pochi casi la medesima casa editrice può pubblicare lavori di valore scientifico molto diverso.
Pertanto, per i libri e le monografie, come per gli atti di convegno, non è sempre agevole trovare parametri oggettivi e generalmente condivisi, per cui è spesso necessario ricorrere a valutazioni specifiche del singolo contributo. Nell’anagrafe della ricerca di Bologna, la valutazione individuale interessa meno della metà di tali prodotti.
I criteri di classificazione dei prodotti della ricerca finora esposti hanno carattere di generalità, ma richiedono una diversa applicazione a seconda delle finalità della valutazione.
L’Osservatorio della ricerca di Bologna calcola un indicatore della produttività scientifica attribuendo pesi diversi alle cinque classi comprese nella griglia di valutazione, mediati con coefficienti di proprietà in relazione al numero degli autori per singolo prodotto e di opportuni correttori che tengono conto della produttività scientifica delle singole aree CUN dell’Ateneo bolognese.
Veniamo ora alla valutazione dei requisiti minimi ministeriali, che possono essere definiti per diversi scopi: idoneità a partecipare ai giudizi comparativi per l’accesso alla carriera universitaria; idoneità all’elezione nelle commissioni di concorso; avanzamenti di carriera.
Nel primo caso, il procedimento di valutazione riguarda la produzione scientifica dell’intera carriera del candidato. A mio parere l’accertamento dei requisiti minimi dovrebbe essere sottratto alla soggettività delle singole commissioni di concorso e quindi, oltre che rispondere alle caratteristiche di obiettività, correttezza e trasparenza, dovrebbe essere basato su procedure molto semplici, quasi automatiche. I requisiti minimi riguardano esclusivamente la rilevanza della sede editoriale in cui appaiono i contributi scientifici e non possono in alcun modo servire per stabilire
Per la valutazione dell’attività di ricerca ai fini degli scatti stipendiali e per l’idoneità a partecipare alle commissioni di concorso, la valutazione deve necessariamente essere limitata all’attività svolta in un periodo limitato di tempo (presumibilmente l’ultimo triennio o quinquennio) e sembra, quindi, opportuno estendere l’analisi a tutti i tipi di prodotto scientifico derivanti dall’attività di ricerca.
È indubbio che la definizione di requisiti minimi a diversi livelli pone in primo piano l’esigenza di realizzare un’anagrafe nazionale della ricerca e un sistema di valutazione basato su principi molto seri e solidi. Il punto di partenza potrebbe essere l’archivio costruito per il finanziamento dei PRIN.
L’esperienza maturata nell’Università di Bologna evidenzia il grande impegno e sforzo organizzativo richiesto e come la cultura della valutazione necessiti di opportuni tempi di maturazione. Solo il confronto costi-benefici porta all’accettazione anche degli inevitabili limiti e imperfezioni insiti in ogni esercizio di valutazione e alla consapevolezza che il meglio è nemico del bene.
Conclusione un po’ amara: sarebbe stato meglio che l’attenzione alla valutazione della ricerca fosse scaturita più da un’esigenza interna di autoregolamentazione che da richieste ministeriali.