A five-year study (2000-2005) was established in a part of Castel Fusano (Rome) pinewood burned in 2000. The aims of the research were: i) to analyse the behaviour of the coenoses after fire; ii) to verify the post-fire growth and canopy recovery of the Mediterranean maquis; iii) to evaluate natural regeneration of italian stone pine (
La pineta di Castel Fusano, situata a pochi chilometri dalla capitale e inserita nella “Riserva Naturale Statale del Litorale Romano”, è uno degli esempi più conosciuti di pineta litoranea nel nostro paese. La sua origine risale a interventi di rimboschimento eseguiti progressivamente dagli inizi del ’700 fino all’immediato secondo dopoguerra (
La ricorrenza degli incendi è uno degli aspetti che influenza maggiormente le dinamiche degli ecosistemi del bacino del Mediterraneo e molte specie hanno sviluppato nel tempo efficienti strategie di sopravvivenza, di adattamento e di risposta all’azione del fuoco (
La scarsa capacità di adattamento del pino domestico agli incendi è quindi uno dei fattori da valutare attentamente nei programmi di recupero delle aree percorse dal fuoco nell’area mediterranea. L’interesse nell’ambito delle discipline ambientali per le iniziative di ripristino delle aree incendiate è ben documentato (
I vantaggi dell’evoluzione naturale sono di carattere ecologico-ambientale dovuti alla maggiore naturalità dei sistemi che si andrebbero a costituire; si profilerebbe inoltre il recupero delle aree a costo zero, confidando sulle capacità omeostatiche insite nell’ecosistema. La natura estremamente stocastica degli incendi (
Il rimboschimento con metodi tradizionali, pur garantendo il ripristino della pineta in tempi brevi, presenta tutti i limiti di un impianto puro di conifere, primo tra tutti l’elevato rischio di incendio, soprattutto nel caso non si applichi un’opportuna selvicoltura di prevenzione (
Nei processi decisionali dovrebbero essere considerati, oltre agli aspetti di cui sopra anche fattori sociali, storici e culturali che spesso prevedono finalità e tempi di recupero in contrasto con quelli previsti dalla natura. È il caso dell’area di Castel Fusano nella quale, per le sue peculiarità, è necessario predisporre iniziative colturali indirizzate al ripristino della pineta in tempi relativamente brevi (
Una modalità di intervento alternativa, che integra i due approcci, è rappresentata dalla piantagione localizzata di semenzali di pino frammisti alle specie della macchia. Questa opzione, che in un certo senso si ricollega a quanto proposto da
In questo contesto si inserisce il presente contributo con il duplice obiettivo di analizzare la dinamica post incendio e testare interventi alternativi di piantagione. In particolare si intende: (i) analizzare il comportamento della cenosi dopo il passaggio del fuoco; (ii) verificare la capacità di resilienza delle specie della macchia in termini di crescita e di recupero della copertura; (iii) valutare la presenza della rinnovazione naturale di pino domestico; (iv) testare differenti tecniche di piantagione del pino domestico per accelerare la ricostituzione della copertura forestale.
I rilievi sperimentali sono iniziati nell’autunno del 2001 in una porzione della pineta di Castel Fusano e percorsa dall’incendio del 4 luglio 2000. Il soprassuolo prima dell’incendio era strutturato in un piano superiore costituito da una pineta di 50 anni di età a densità colma con sporadici individui di leccio e in un piano sottoposto caratterizzato da una buona presenza di leccio e delle altre specie della macchia (
Nell’area sopra descritta sono state delimitate e rese permanenti due parcelle sperimentali di 3600 m2 (45 x 80 m) ciascuna dove monitorare l’evoluzione della macchia e la rinnovazione naturale del pino.
Parallelamente sono state effettuate prove comparative di piantagione di pino domestico ad integrazione della vegetazione esistente, con l’obiettivo di accelerare la ricostituzione della copertura forestale e costituire un popolamento misto leccio e pino. L’assunzione di tale scelta è scaturita da due diversi fattori: da una parte la scarsa capacità di ricaccio delle ceppaie di latifoglie registrata nell’area di studio nell’inverno immediatamente successivo l’incendio, dall’altra l’insufficiente copertura osservata in aree limitrofe percorse dal fuoco negli anni ’70 (
Il primo rilievo sui ricacci delle specie della macchia e sull’eventuale presenza di rinnovazione naturale di pino, è stato effettuato nell’autunno 2001 individuando, in tutta l’area (7200 m2), le ceppaie morte e classificando quelle vive in base ad una valutazione sintetica-comparativa (A = buona, B = media, C = scadente) attribuita in funzione del numero, vitalità e sviluppo dei ricacci. I rilievi successivi, di maggior dettaglio, sono stati effettuati all’interno di un transetto di 1600 m2 (20 x 80 m) posto a cavallo tra le due aree. I rilievi sono stati effettuati nei mesi di marzo 2004, marzo 2005 e novembre 2005, così da considerare le stagioni vegetative 2004 e 2005.
All’interno del transect è stata rilevata la posizione topografica di tutte le ceppaie presenti e dei semenzali di pino di origine naturale, la specie, la vigoria, l’altezza massima della ceppaia e i diametri ortogonali della chioma per la determinazione dell’area di insidenza.
L’analisi dei dati ha previsto la restituzione grafica del profilo orizzontale, la determinazione del grado di copertura nei tre inventari e il calcolo del volume della chioma. Per valutare se le classi di vigoria - stabilite con criterio soggettivo - definivano realmente gruppi omogenei e diversificati di ceppaie, è stata effettuata l’analisi della varianza a una via ANOVA con il
Il protocollo sperimentale applicato prevedeva due tesi (
Il controllo dell’attecchimento, della mortalità e della vitalità individuale - in base allo sviluppo e allo stato vegetativo dei semenzali (vigorosi e scadenti) - sono stati realizzati annualmente con cadenza analoga ai rilievi effettuati sulla vegetazione naturale (marzo 2004, marzo 2005, novembre 2005); nell’ultimo inventario è stata inoltre rilevata l’altezza totale di ciascun semenzale di pino. I valori di altezza relativi alle due modalità di piantagione e alla vitalità dei semenzali sono stati comparati (
I rilievi sulle modalità di ricaccio della macchia mediterranea hanno permesso di valutare la capacità di ricaccio e di sviluppo nel tempo sia del leccio che delle altre latifoglie e di quantificare il numero di ceppaie la cui capacità generativa è stata compromessa dall’incendio. La fisionomia strutturale è risultata intimamente correlata alla situazione precedente l’incendio nella quale il contingente di specie arboree e arbustive risultava in condizioni di forte aduggiamento per l’estrema densità del piano superiore (
Le classi di vigoria definite soggettivamente identificano realmente gruppi di ceppaie caratterizzati da uno sviluppo diversificato. I risultati dell’analisi della varianza nei tre inventari, hanno evidenziato valori di F per l’altezza (62.33, 76.52 e 98.26) e per l’area di insidenza delle chiome (116.25, 80.55 e 86.36) tutti altamente significativi (p < 0.01).
Il primo inventario (2001), ha evidenziato una buona capacità di ricaccio (circa il 20% delle ceppaie di latifoglie è risultato completamente distrutto dal fuoco) ma una scarsa vigoria delle ceppaie; complessivamente hanno ricacciato 700 ceppaie ad ettaro di cui solo il 38% mostra una buona vitalità (classe A), le potenzialità delle ceppaie risultano invece compromesse nel 28% dei casi censiti (classe C). Tra le specie presenti prevalgono il leccio (48%) e le filliree (42%), mentre scarsa è risultata la presenza di lentisco e di erica arborea (
Nel marzo 2004 è stata registrata una limitata mortalità delle ceppaie ma una notevole perdita di vigoria evidenziata dalla consistente riduzione della classe A in tutte le specie presenti. Successivamente le ceppaie mantengono più o meno lo status raggiunto. Nell’ultimo inventario il leccio rimane la specie prevalente anche se le ceppaie di buon sviluppo risultano essere una quota limitata (19%).
I parametri analizzati, altezza, area di insidenza e volume della chioma delle ceppaie, mostrano una netta e significativa differenza (p < 0.01) tra le tre classi di vigoria considerate (
La distribuzione orizzontale (
La rinnovazione naturale del pino è scarsissima, praticamente inesistente. Nell’ultimo inventario sono stati censiti solo 13 semenzali, distribuiti casualmente nell’area di studio (7200 m2), di buona vigoria e con un’altezza media di 0.86 ±0.18 m.
La percentuale di attecchimento, verificata nella primavera successiva all’impianto (2004), è risultata elevata in entrambe le tesi (
La mortalità registrata dopo due stagioni vegetative è stata consistente nella tesi D1 (66%) e più contenuta nella D2 (44%); si è verificata principalmente nel corso della prima stagione vegetativa (56% in D1 e 37% in D2) e può essere attribuita essenzialmente a danni da selvaggina (cinghiale). L’andamento pluviometrico della stagione vegetativa 2004 (
L’accrescimento in altezza dei semenzali, a due anni dall’impianto, non è risultato differenziato nelle due modalità di piantagione mentre le differenze sono statisticamente significative tra le classi di vitalità considerate (
In seguito all’incendio è stata osservata una significativa variazione nell’assetto floristico della zona sia dal punto di vista strutturale che compositivo. La situazione ante incendio è riconducibile a quella descritta e osservata nei lembi di pineta adiacenti all’area incendiata: un soprassuolo biplano caratterizzato da una pineta di elevata densità nel piano superiore con associati sporadici individui di leccio e da un sottopiano a macchia mediterranea in cui predominano il leccio e le filliree.
Il passaggio del fuoco ha determinato la completa distruzione della vegetazione e innescato un processo di successione secondaria in cui attualmente dominano le specie della macchia mediterranea e un mosaico di nuclei di cisto. Il cisto, non osservabile nella pineta indisturbata, ha un seme molto longevo che si conserva per lungo tempo nel suolo allo stato dormiente e riesce a germinare a seguito della rottura del tegumento causata dalle alte temperature (
La zona oggetto di studio si configura, rispetto ad altre aree frequenti nella pineta incendiata in cui dominano esclusivamente il cisto e le specie erbacee, come una situazione favorevole in cui la presenza del leccio e della macchia mediterranea appare numericamente consistente. Nonostante ciò il grado di ricoprimento ascrivibile alle latifoglie rappresenta, dopo cinque stagioni vegetative, solo il 18% e quindi insufficiente a garantire una idonea ricostituzione della copertura forestale per via naturale e in tempi brevi. Nel caso in esame, gli elementi che limitano e condizionano tale processo possono essere ricondotti sia a un fattore spaziale - presenza e dislocazione sul terreno delle ceppaie di latifoglie - sia a caratteristiche qualitative legate alle modalità di sviluppo delle specie presenti.
In merito al primo punto il monitoraggio eseguito sulla modalità di ricaccio e sullo sviluppo della macchia mediterranea ha messo in evidenza una distribuzione orizzontale discontinua che si estrinseca nella diminuzione del numero, della dimensione e della vigoria delle ceppaie procedendo da terra a mare. La dislocazione spaziale delle ceppaie di latifoglie risente della modalità di piantagione adottata per l’impianto della pineta negli anni ’50 (lavorazione andante del terreno ma salvaguardia della vegetazione preesistente adiacente ai sentieri) e della totale assenza di colturalità (densità e copertura eccessiva) che si è protratta fino all’evento perturbante del luglio del 2000 (
In aggiunta, la rinnovazione naturale del pino, benché vigorosa e affermata, risulta estremamente scarsa per assicurare il ritorno della pineta di pino domestico nell’area, avvalorando lo scarso adattamento e le inadeguate strategie di risposta al fuoco da parte della specie (
Le dinamiche naturali in atto avvantaggiano le specie delle macchia mediterranea rappresentative della vegetazione potenziale della zona (
La ricostituzione di una adeguata copertura forestale, in tempi brevi e tale da assicurare un alto valore ecologico unitamente al ruolo storico, ricreativo e paesaggistico che da sempre rivestono le pinete del litorale romano, rende perseguibile l’opzione di effettuare interventi colturali di piantagione finalizzati alla costituzione di un soprassuolo misto in cui agli elementi della macchia mediterranea si associa il pino domestico. A tale scopo la piantagione di giovani semenzali di pino, preservando allo stesso tempo le specie della macchia, rappresenta una ragionevole possibilità di ripristino che associa il maggiore accrescimento del pino e l’alta resilienza al fuoco delle latifoglie (
L’analisi dei dati, a due anni dall’impianto, ha evidenziato una buona percentuale di attecchimento e un buon accrescimento longitudinale in entrambe le tesi ma anche un’elevata mortalità registrata principalmente nella piantagione con semenzali singoli nel corso del primo anno, attribuibile essenzialmente a danni da selvaggina. Quest’ultimo fattore unitamente all’andamento climatico e in particolar modo alla piovosità estiva, rappresentano le cause determinanti che possono vanificare gli sforzi ed i costi effettuati per l’impianto. La prolungata siccità estiva registrata nel 2003, in mancanza di irrigazione di soccorso ovviamente non ipotizzabile su estese superfici, ha infatti portato al completo fallimento del primo tentativo di piantagione.
Dai risultati fino ad ora acquisiti emerge come tecnica meno impattante per la reintroduzione del pino in casi come questo dove la macchia mediterranea abbia una presenza non sporadica, la piantagione a gruppi. Con questa modalità la mortalità naturale è compensata dal numero maggiore di semenzali in ciascuna posta e quindi la sopravvivenza di almeno un semenzale garantisce una uniforme distribuzione delle piante destinate a partecipare al soprassuolo definitivo a pino domestico e macchia mediterranea. Al contrario la piantagione con semenzali singoli, oltre ad un evidente impatto visivo negativo per la maggior regolarità dell’impianto (
Le diverse modalità di piantagione implicano due diversi schemi di gestione del futuro popolamento. La piantagione individuale permette di ritardare l’età del primo intervento di diradamento e di raggiungere la densità definitiva (circa il 50% delle piante) attraverso l’esecuzione di 1 o 2 tagli intercalari. La piantagione in nuclei di tre semenzali implica, al contrario, interventi precoci per regolare i processi di competizione interindividuale.
Da questo studio è emerso che, in condizioni analoghe a quelle esaminate, la composizione e lo sviluppo delle ceppaie, appaiono insufficienti a garantire un recupero della copertura e l’insediamento di una formazione di tipo forestale nel breve periodo.
Dove la macchia mediterranea si presenta uniformemente distribuita, l’evoluzione naturale e quindi l’opzione del non intervento può rappresentare una scelta percorribile e con evidenti ricadute positive di carattere ecologico e naturalistico. Al contrario, a fronte di insufficiente riscoppio della vegetazione naturale e qualora si intenda ripristinare in tempi brevi un soprassuolo forestale, è plausibile adottare tecniche anche tradizionali di piantagione di pino domestico su superfici limitate.
In condizioni analoghe al caso considerato in cui si voglia accelerare le dinamiche evolutive naturali e orientarle verso la ricostituzione di un soprassuolo misto a carattere transitorio, la piantagione localizzata a gruppi di semenzali di pino frammisti alle specie della macchia potrebbe rappresentare un’ipotesi da prendere seriamente in considerazione.
L’adozione di una bassa densità di impianto, qualora anche in futuro venissero confermate le osservazioni di questa prima fase di monitoraggio, può assicurare un adeguato sviluppo della macchia, differire le cure colturali e facilitare la costituzione di un soprassuolo in linea con i caratteri di multifunzionalità, tipici delle formazioni forestali mediterranee.
Ricerca finanziata dal Comune di Roma, Dipartimento X - Politiche Ambientali e Risorse Agricole. Si ringrazia sentitamente il dott. Alessandro De Michelis, direttore della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, per la disponibilità assicurata nel corso della ricerca e per aver messo a disposizione il postime prodotto nel vivaio della Tenuta. Si ringrazia altresì il personale del CRA - Istituto Sperimentale per la Selvicoltura che a vario titolo ha collaborato alla realizzazione della ricerca.
Immagine satellitare con parziale veduta della superficie incendiata nel luglio 2000. L’area evidenziata nel rettangolo è invece relativa agli incendi degli anni ’70.
Schema del protocollo sperimentale in cui sono indicate le due tesi di piantagione del pino e il transect per i rilievi di dettaglio sul ricaccio delle specie della macchia mediterranea.
Andamento nel tempo dei valori medi (± es) dei parametri analizzati (H = altezza; A = area di insidenza; V = volume della chioma) per classe di vigoria (cerchi bianchi = A; cerchi grigi = B; cerchi grigi = C), nelle due specie maggiormente rappresentate. Tra parentesi il numero delle ceppaie presenti in ciascuna classe.
Incremento di area delle chiome (IpA ± es) registrato in due stagioni vegetative (2004 e 2005) in relazione all’area di insidenza delle stesse (A ± es) rilevata nel primo inventario, per classi di vigoria (cerchi bianchi = A; cerchi grigi = B; cerchi neri = C), per le due specie principali. Sono riportati i risultati dell’analisi della varianza, del test di Tukey e il numero delle ceppaie presenti.
Restituzione grafica della distribuzione orizzontale nel marzo del 2004 e dopo due stagioni vegetative. Sono riportati anche il grado di copertura (C) e quello di ricoprimento (R) totale e per specie.
Andamento della temperatura media e della precipitazione mensile dal gennaio 2003 al novembre 2005. (Dati meteorologici dal sito: www.meteoostia.it).
Distribuzione del numero dei semenzali in funzione dell’altezza per classe di vigoria, principali statistiche descrittive e risultati del
Principali parametri dendrometrici del soprassuolo prima dell’incendio.
Specie | Numero n ha-1 | Area basimetrica m2 ha-1 | Diametro medio cm | Altezza media m |
---|---|---|---|---|
Pino domestico | 328 | 32.1 | 35.3 | 15.4 |
Leccio | 722 | 5.8 | 10.1 | 9.5 |
Fillirea ssp. | 168 | 0.5 | 6.4 | 4.8 |
Altre | 23 | 0.1 | 6.6 | 5.1 |
Totale latifoglie | 913 | 6.4 | - | - |
Totale | 1241 | 38.5 | - | - |
% Leccio | 58 | 15 | - | - |
Numero di ceppaie ad ettaro e valori percentuale per specie e per classe di vigoria (A = buona; B = media; C = scandente) negli inventari successivi.
Specie | Rilievo | Numero di ceppaie ad ettaro | Mortalità | Classi di vigoria % | |||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
A | B | C | Totale | (%) | A | B | C | ||
Leccio | Ottobre 01 | 124 | 120 | 90 | 334 | - | 37 | 36 | 27 |
Marzo 04 | 75 | 100 | 156 | 331 | 1 | 23 | 30 | 47 | |
Marzo 05 | 75 | 88 | 169 | 331 | - | 23 | 26 | 51 | |
Novembre 05 | 63 | 81 | 188 | 331 | - | 19 | 24 | 57 | |
Fillirea ssp. | Ottobre 01 | 131 | 97 | 65 | 293 | - | 45 | 33 | 22 |
Marzo 04 | 38 | 50 | 150 | 238 | 19 | 16 | 21 | 63 | |
Marzo 05 | 38 | 56 | 144 | 238 | - | 16 | 24 | 60 | |
Novembre 05 | 31 | 31 | 175 | 238 | - | 13 | 13 | 74 | |
Altre | Ottobre 01 | 13 | 23 | 37 | 73 | - | 18 | 31 | 51 |
Marzo 04 | 19 | 0 | 44 | 63 | 14 | 30 | 0 | 70 | |
Marzo 05 | 19 | 0 | 44 | 63 | - | 30 | 0 | 70 | |
Novembre 05 | 19 | 0 | 44 | 63 | - | 30 | 0 | 70 | |
Totale | Ottobre 01 | 268 | 240 | 192 | 700 | - | 38 | 34 | 28 |
Marzo 04 | 131 | 150 | 350 | 631 | 10 | 21 | 24 | 55 | |
Marzo 05 | 131 | 144 | 356 | 631 | - | 21 | 23 | 56 | |
Novembre 05 | 113 | 113 | 406 | 631 | - | 18 | 18 | 64 |
Numero di semenzali all’impianto e negli inventari successivi, percentuale di individui vigorosi (V) e scadenti (S) e andamento della mortalità (% M) nel tempo nelle due tesi di piantagione.
Rilievo | Piantagione di semenzali singoli (D 1) | Piantagione a gruppi (D 2) | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
semenzali presenti | % M | semenzali presenti | % M | |||||
N. | % V | % S | N. | % V | % S | |||
Novembre 2003 (impianto) | 153 | - | - | - | 198 | - | - | - |
Marzo 2004 | 138 | 74 | 26 | 10 | 194 | 88 | 12 | 2 |
Marzo 2005 | 61 | 61 | 39 | 56 | 123 | 85 | 15 | 37 |
Novembre 2005 | 52 | 40 | 60 | 15 | 111 | 85 | 15 | 10 |