The origin, current conditions and the environmental role of the costal forest growing on sand dunes along the Ionian coast (province of Matera, Basilicata, Italy) are discussed. Mostly planted in the years 1950-1970, these stands (mainly made up by
Le formazioni boschive oggetto del presente lavoro vegetano su dune sabbiose lungo il litorale ionico della Basilicata, in provincia di Matera. Si tratta di un’area interessata dallo sbocco a mare di vari fiumi che, con il loro apporto solido, assicurano il rifornimento di materiale alle spiagge; queste, di larghezza variabile da 10 a oltre 50 metri, sono delimitate verso l’interno da una fascia di cordoni dunali, la cui altezza aumenta man mano che ci si sposta verso l’interno. Le dune sono costituite da depositi marini recenti, a morfologia poco variabile, con altezza massima di 6-7 metri e modeste depressioni interdunali. Negli ultimi anni si sono osservati fenomeni di erosione della linea di costa, dovuti alla riduzione dell’apporto solido da parte dei corsi d’acqua, a causa delle sistemazioni idraulico-forestali, della costruzione di dighe, del prelievo di inerti fluviali, della prevalenza di specifiche correnti, ecc.; soprattutto l’antiduna è interessata dal fenomeno erosivo, che talvolta mette a rischio le stesse formazioni boschive che lì vegetano. Localmente, peraltro, per effetto dei venti, dalle correnti e dei depositi fluviali vi sono cordoni dunali di neo-formazione che ostacolano il deflusso tanto delle acque interne quanto di quelle che penetrano con le mareggiate, favorendo lo sviluppo di zone acquitrinose (
La battigia e l’antiduna ospitano una prima fascia di vegetazionale psammofila, con prevalenza di
La superficie forestale interessata dai rimboschimenti si estende dal confine con la Puglia a quello con la Calabria, per una profondità variabile da 100 a 1300 m circa, una lunghezza intorno a 30 km e una superficie di circa 1650 ha; in numerosi punti l’area è interessata dalla presenza di insediamenti residenziali e turistici. Ancora in temporanea occupazione da parte della regione Basilicata, la gestione dell’area rimboschita è delegata al Corpo Forestale dello Stato.
Il consolidamento delle dune litoranee con la piantagione di specie forestali iniziò fin dalla metà degli anni trenta del secolo scorso; la maggior parte dei rimboschimenti furono poi effettuati nel ventennio compreso fra il 1950 e il 1970, grazie ai fondi stanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno.
Lo scopo principale del rimboschimento fu quello di consolidare la duna litoranea e di costituire un’estesa ed efficiente fascia frangivento a difesa delle colture agricole dell’entroterra. La larghezza del rimboschimento venne ridotta a una limitata fascia dunale, non suscettibile a quel tempo di una più proficua utilizzazione, al fine di non sottrarre superfici utili per le attività rurali che si stavano contemporaneamente affermando grazie all’attività del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto. Le attività di rimboschimento ebbero anche importanti ricadute sociali, conciliandosi con la necessità di assicurare occupazione in una zona soggetta a quel tempo a grave crisi economica.
Per procedere all’impianto, il terreno fu preparato e lavorato a strisce. La piantagione fu inizialmente fatta con piantine allevate a radice nuda; successivamente con piantine provviste di pane di terra, allevate prima in vasetti di terracotta poi in fitocella. Nelle aree dove il franco di coltivazione era ridotto o la salinità era consistente, venne adottata la lavorazione a mazzuoli. Fu spesso necessario ricorrere, nei primi anni dopo la piantagione, a irrigazioni di soccorso; a tal fine furono scavati dei pozzi, ancora parzialmente esistenti, facendo attenzione a evitare l’emungimento di falde saline.
Le specie forestali più impiegate furono:
Va riconosciuto che, nell’insieme, questi rimboschimenti hanno determinato un notevole miglioramento delle caratteristiche edafiche stazionali, tanto che incominciano a notarsi accenni di rinnovazione naturale, sia da parte delle conifere che delle latifoglie [in alcune località quali S.Biagio di Montescaglioso e Rabatana di Tursi, la pineta di pino d’Aleppo incomincia ad ospitare quote ragguardevoli di roverella e di leccio]. Ma, soprattutto, grandemente positiva è risultata l’azione di protezione nei confronti dai venti marini, tanto che nelle zone interne si è potuta sviluppare un’agricoltura intensiva di notevole pregio e di grande importanza sotto il profilo economico e occupazionale (
I risultati migliori sono stati raggiunti con l’impiego del pino d’Aleppo, mentre il pino domestico non ha manifestato prestazioni di rilievo. I popolamenti hanno oggi un’età compresa fra 30 e 80 anni e si presentano in condizioni di vigore variabile, a seconda delle caratteristiche stazionali, e con struttura eterogenea, soprattutto perché gli interventi di regolazione della densità (diradamenti) sono stati effettuati in modo irregolare e spesso con modalità non adeguate. Dove non si è intervenuto, sono frequenti le piante morte o deperienti e i soggetti esili, con fusti deboli ed inclinati (
Abbastanza frequentemente, fra l’altro, si sono verificati problemi sul piano fitosanitario; ad esempio, l’intera zona è andata soggetta ad intensi attacchi da parte della processionaria del pino (
Due problematiche meritano oggi di essere considerate con la massima attenzione. Quella degli incendi, per la quale si impone l’adozione di un’adeguata pianificazione antincendio, e quella del pascolo. Per alcuni versi, il pascolo può rappresentare un metodo efficace di prevenzione antincendio, riducendo il carico di combustibile pericoloso; per altri aspetti, può costituire, se non ben gestito, un fattore di pesante degrado ambientale. Per tali motivazioni è importante che, caso per caso, venga determinato il carico ottimale di bestiame (
Da sottolineare, infine, cosa certamente non prevista al momento dell’esecuzione del rimboschimento, che queste formazioni hanno assunto un ruolo importante anche in relazione alla valorizzazione turistica della zona. Si è infatti sviluppata in quest’area una forte domanda turistica, che è destinata ad incrementarsi ulteriormente soprattutto grazie all’azione di presidio e al pregio estetico di queste fascie boscate, che oggi ospitano notevoli insediamenti turistici.
L’auspicio è che in questo intreccio di interessi economici non ci si dimentichi che si tratta di popolamenti che comunque necessitano di attente cure colturali e di un’attenta gestione; tanto più che, sul piano dei costi, il loro rifacimento sarebbe oggi improponibile.