We talk shortly about negative and positive effects of the windstorm (Vaia) that swept the forests of the North-East in Italy last October. In addition to short-term economic and infrastructural damages, the most negative effect was on the local people, who feel the forest as their home, and see it as the result of hard work done by parents and grandparents. The positive effect is the wind opened the way to the natural regeneration and the formation of more stable forests. A piece of news spread by the media is denied: the famous forest of Paneveggio in the province of Trento, from which the resonant wood used for the violins is obtained, has not been destroyed by the storm.
Della tempesta di vento (Vaia) che si è abbattuta l’ottobre scorso sui boschi del triveneto, della sua entità, dei suoi effetti e delle ricadute sul piano della gestione forestale e della selvicoltura, questa rivista ha dato prontamente conto con valutazioni scientifico-tecniche (
Incominciamo da quella cattiva: la tempesta ha causato emergenze ambientali e infrastrutturali, in parte già affrontate e risolte dalla gente e dalle amministrazioni locali; ha determinato e sta determinando perturbazioni nel mercato del legname, con conseguenze importanti per i bilanci economici della comunità, soprattutto nel caso dei piccoli comuni. Ma il vero effetto “Hyde” penso sia questo: ha colpito nel cuore la gente di montagna, legata ai propri boschi, frutto del duro lavoro di nonni e genitori. Questo vale soprattutto per quelle zone (e ci sono, penso soprattutto a certe vallate della provincia di Belluno) dove l’economia e la mentalità collettiva non sono ancora dominate (ogni tanto stravolte) dagli introiti del turismo, e dove la gente sente il bosco come “casa sua”: si tratta di un aspetto che merita molto rispetto.
E ora passiamo a quella buona: alle quote più alte (boschi della fascia subalpina), dove il bosco ha un’impronta di maggior naturalità, il vento ha semplicemente fatto il suo dovere come necessario fattore di perturbazione. Il succedersi dei disturbi è infatti condizione necessaria per il ciclo di rinnovazione della foresta, in particolare negli ambienti più difficili come quelli di alta quota. Il vento ha creato le aperture di chioma (
Concludo con il commento a due notizie: una, molto propagandata dai media, sostanzialmente falsa; una, ignorata, vera. La prima: non è vero che la foresta di Paneveggio (la foresta dei violini) sia stata distrutta, i
Le foto sono di Danilo Travascia, studente del corso di laurea magistrale in Scienze Forestali e Ambientali dell’Università della Basilicata.
Alberi sradicati dal vento: in aperture come queste si svilupperà la rinnovazione naturale.
La pecceta artificiale è stata abbattuta dal vento anche su vaste superfici, soprattutto nella fascia montana.
La foresta di Paneveggio, in provincia di Trento, così com’è oggi: la tempesta non l’ha distrutta. Sullo sfondo le Pale di San Martino, Dolomiti.
Quel che rimane della cembreta in vicinanza del Passo di Lavazè.