On October 29th, 2018, storm Vaia hit forests in north-eastern Italy, causing the loss of 8 million cubic meters of standing trees and, more importantly, the sudden reduction of forest-related ecosystem services. Such event is not unprecedented: a similar storm had occurred in the same regions in 1966. Every year, an average of two extratropical storms affects the European continent, where wind is the most important agent of forest damage, contributing to more than half of total forest losses (38 million cubic meters of downed wood per year). The probability of storm damage in forests depends on four drivers: weather, site conditions, topography, and tree and stand characteristics. However peak wind speed is the dominant factor: over certain gust velocities, trees are broken or uprooted regardless of their characteristics - such velocities were certainly met by the Vaia event. In this case it may be impossible to avoid or mitigate wind damages. Nonetheless, management options to enhance the long-term forest resistance and resilience always exist. In this perspective, the storm Vaia (after the emergency management) and its consequences could be considered as a key lesson to be learned and as an important opportunity to enhance the resilience of Italian forest stands.
Tra il 28 ed il 30 ottobre 2018 ampie zone delle Alpi orientali sono state interessate da venti che hanno superato i 200 km h-1 ed hanno provocato dei danni gravissimi alle foreste in particolare della Lombardia, del Veneto, del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia-Giulia.
L’evento, chiamato dai metereologici “tempesta Vaia”, ha provocato, secondo le prime stime, l’abbattimento di 6-8 milioni di metri cubi di legname ed è sicuramente il più importante disturbo da vento avvenuto recentemente in Italia, anche perché ha interessato foreste che, oltre ad essere tra le più belle e famose delle Alpi, fanno parte di un paesaggio che è un patrimonio culturale e naturalistico di valore inestimabile (
Se allarghiamo il nostro orizzonte spazio-temporale, osserviamo però che eventi come quello descritto non sono così rari e così lontani dalle nostre regioni.
Il vento in Europa è il principale fattore di disturbo e agente di danno agli alberi (oltre il 50% del totale) con una media di due tempeste catastrofiche, come quella che ha colpito il Trentino, ogni anno. In totale, il volume di bosco distrutto dal vento in Europa è di circa 38 milioni di metri cubi all’anno (
Il nord-est è stato interessato in tempi relativamente recenti (4 novembre 1966) da un altro evento avente una magnitudo paragonabile alla tempesta Vaia. In quel caso furono atterrati solo in Trentino circa 700.000 metri cubi di legname oltre a 1.300.000 metri cubi nella vicina Austria.
Anche escludendo eventi più remoti, di cui pure si ricordano le conseguenze ancora oggi (
Ma quali sono i fattori che influenzano il verificarsi di così importanti danni alla foresta da parte del vento?
I fattori possono essere divisi in 4 gruppi: (1) condizioni meteorologiche, (2) condizioni stazionali, (3) topografia e (4) struttura del popolamento forestale (
Dal punto di vista della struttura è evidente che ci sono popolamenti più facilmente interessati da schianti (considerando sia i ribaltamenti e sia le stroncature) rispetto ad altri. In questo caso i fattori importanti sono l’altezza dell’albero (le probabilità di schianto aumentano in modo esponenziale con l’altezza dell’albero -
In Italia ci sono aree che storicamente, sia per fattori meteorologici, topografici e stazionali e sia per la struttura dei popolamenti forestali, sono particolarmente sensibili ai danni da vento. Tra queste sicuramente si può citare la Valle di Fiemme (
Gli schianti da vento dell’ottobre 2018 hanno però interessato una grande varietà di categorie forestali (pinete, peccete montane pure, peccete subalpine, peccete miste, boschi misti del piano montano con abete, peccio e faggio), tipi strutturali (foreste monostratificate, pluristratificate, pure, miste ed anche cedui) e di settori altitudinali. Infatti, quando il vento supera una certa soglia, i fattori strutturali (altezza dell’albero, specie, diametro, coefficiente di snellezza, struttura del popolamento) svolgono un ruolo marginale, in quanto le forze di resistenza dell’albero sono di gran lunga inferiori a quelle esercitate dalla massa d’aria. Questa soglia è stata calcolata in circa 94-100 km h-1, o circa 26 m s-1 per il singolo albero (
La magnitudo e la frequenza di eventi meteorologici di forte intensità sta però cambiando a causa dei cambiamenti climatici in atto (
Parallelamente, negli ultimi decenni è aumentata anche la vulnerabilità delle foreste europee agli schianti da vento (ed agli incendi) in quanto è aumentata la superficie coperta da foreste, la biomassa per unità di superficie, l’età media e l’altezza media dei popolamenti forestali.
Con l’aumento di frequenza e intensità dei disturbi, occorrerà tenere in maggiore considerazione anche le interazioni che possono verificarsi tra diversi agenti (
Gli schianti da vento sono comunque un fenomeno naturale e la maggior parte delle foreste danneggiate sono in grado, con i tempi delle dinamiche forestali, di rinnovarsi e di ricrescere. Tuttavia è evidente che in molte situazioni, sia per le funzioni ecosistemiche richieste e sia per la necessità di garantire sicurezza ed adeguata qualità della vita alle popolazioni locali, è necessario intervenire per ritornare, nel più breve tempo possibile, ad una copertura forestale adeguata. In questi ultimi decenni le Alpi, soprattutto nel versante nord, sono state interessate da diverse tempeste che hanno permesso di acquisire esperienze e dati quantitativi sulle modalità di ripristino. Ad esempio la tempesta Viviane del 1990 in Svizzera ha provocato danni maggiori di Vaia (
Partendo da questa e da altre esperienze recenti (
Già a partire dalle fasi di sgombero del materiale schiantato è necessario tenere conto anche della funzionalità bio-ecologica del bosco e della sua complessità, elemento indispensabile per garantire maggiore resistenza e resilienza ai popolamenti forestali (
Gli schianti da vento, come molti disturbi naturali, provocano dei danni economici e sono degli importanti fattori di rischio per la popolazione ma, dal punto di vista ecologico, rappresentano un nuovo inizio ed una nuova opportunità per l’ecosistema (
Schianti da vento del 2018 in Val d’Ega (BZ).
Catasta da oltre 1 milione di metri cubi di legname costituita dal legname esboscato dopo la tempesta Gudrun (2005) in un aeroporto abbandonato nel sud della Svezia (Fotografia: Ola Nilsson).
Velocità critiche del vento per le foreste Europee: queste possono variare tra i 10-15 metri al secondo fino ad un massimo di circa 40 metri al secondo di velocità del vento (
Schianto da vento della tempesta Viviane (1990) a Sedrun (Grigioni, Svizzera): a sinistra superficie con
Esempi di impatto sulle foreste europee di alcune tempeste verificatesi nelle foreste europee negli ultimi 30 anni.
Tempesta | Anno | Nazioni | Morti | Milioni di m3 di legno atterrati | Massima velocità vento misurata (km h-1 ) |
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Viviane | 1990 | Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Olanda, Belgio, Svizzera (Italia nord-ovest in modo marginale) | 64 | 60-70 | >200 |
Lothar & Martin | 1999 | Francia, Belgio, Germania | 140 | 240 | 259 |
Gudrun | 2005 | Irlanda, Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia, Russia | 7 | 75 | >180 |
Kyrill | 2007 | Irlanda, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Austria, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svizzera e Polonia | 47 | 66 | >250 |
Vaia | 2018 | Italia | >14 | 6-8 | >200 |