Silvicultural treatments in artificial black pine stands should take into account their history (quite often no cultural treatments have been made after planting) as well the different functions these stands carry on. In Umbria, most of these stands are nearly 40 years old and are often in poor structural conditions, due to lack of appropriate thinnings. The aim of this research was to compare and analyse the effects of thinnigs performed in some experimental areas in Valnerina (Norcia), four years after the treatment.
L’opera di ricostituzione boschiva di superfici spoglie da vegetazione arborea ha avuto inizio, nell’Appennino centro-settentrionale, fin dai primi anni del 1900 ed è stata compiuta mediante rimboschimenti con conifere. Il pino nero (inizialmente
Il forte impegno finanziario sostenuto per la realizzazione di questi interventi è stato indirizzato principalmente a sostenere la piantagione e le prime cure colturali (risarcimenti e ripuliture) necessarie a favorire l’attecchimento delle piantine, mentre scarsa rilevanza è stata data all’esecuzione dei successivi necessari diradamenti.
Pertanto, si riscontrano spesso popolamenti adulti di 40-50 anni di età ed oltre mai diradati a densità eccessiva ed elevata fragilità strutturale, che conduce frequentemente alla perdita della stabilità del soprassuolo con morte di singoli individui o di gruppi di piante fino a crolli strutturali più o meno estesi (
Secondo i dati dell’Inventario Forestale Nazionale, la superficie rimboschita nella dorsale appenninica dell’Italia centro meridionale è di circa 40.000 ettari, pari al 9% delle ’fustaie’, mentre in Umbria si stima a 8.100 ettari la superficie delle pinete montane (
L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di analizzare la struttura e gli effetti di interventi di diradamento in pinete di pino nero, in termini di struttura del popolamento, accrescimento, suscettibilità ai processi di rinaturalizzazione.
La stazione termopluviometrica più vicina al perimetro del rimboschimento è quella di Norcia (604 m s.l.m.), a due km in linea d’area dalla pineta (
La pineta è stata realizzata nella parte cacuminale di monte Pettenaio (1000-1100 m s.l.m.) su calcari eocenici della formazione della Scaglia rossa (
I suoli originatesi su questo substrato sono poco evoluti, di modesto spessore e presentano un pH sub-alcalino (7.5-8.2,
La vegetazione è stata caratterizzata realizzando specifici rilievi fitosociologici nelle aree permanenti individuate nella pineta e in due boschi cedui limitrofi al rimboschimento. Da questa indagine risulta che la vegetazione potenziale dell’area di studio è riconducibile all’associazione
Nel piano accessorio e tra la rinnovazione sottocopertura si segnala la presenza delle seguenti specie arboree:
Nel sottobosco si ritrovano numerose specie termofile:
La vegetazione erbacea, composta da specie provenienti dai pascoli limitrofi, è dominata dal
La maggior parte dei popolamenti di pino nero della pineta di Pettenaio ha un’età intorno a 30-40 anni; in questi soprassuoli, costituiti per gran parte da piante molto filate e ancora a densità d’impianto, è stata impostata una sperimentazione per definire le modalità di diradamento più idonee a migliorare la stabilità e favorire i processi di rinaturalizzazione già in atto. L’attività sperimentale, avviata nel novembre del 1998, è stata condotta in soprassuoli con caratteristiche il più possibile omogenee, appartenenti a questa fascia d’età, mediante la realizzazione di quattro parcelle: tre di 2000 m2 (50x40m) nelle quali si è intervenuti con diversa intensità di prelievo, e un testimone di 900 m2 (30x30 m) lasciato come controllo.
In ogni parcella sono stati realizzati due inventari dendrometrici (nel 1998 - prima e dopo l’intervento - e nel 2002) delle specie arboree e arbustive, con misura dei diametri a petto d’uomo a partire dai 3 cm e valutazione della posizione sociale dei singoli individui secondo tre classi: dominante (D), codominante (Cd), dominata (d). Per ogni parcella è stato eseguito il rilievo di un campione di altezze necessario per la costruzione della curva ipsometrica.
Nella fascia centrale della parcelle sono stati realizzati transect di 200 m2 (10x20 m) per valutare la struttura e la copertura dei popolamenti. Di ogni individuo è stata rilevata la posizione topografica e sono state misurate: l’altezza totale, l’altezza di inserzione della chioma e la proiezione della chioma secondo quattro raggi ortogonali.
Per ciascuna area è stato impostato un protocollo sperimentale per monitorare nel tempo la rinnovazione naturale sotto copertura arborea. A tal fine, nella porzione centrale del transect strutturale è stato realizzato un transetto di 60 m2 (3x20 m). Di ogni piantina è stata determinata la posizione, registrandone specie e origine (naturale o artificiale, semina o impianto), ed è stata misurata l’altezza.
Al momento dell’intervento nelle tre parcelle trattate è stato selezionato un campione di 33 alberi modello distribuiti nelle tre classi sociali per eseguire un’indagine auxometrica. Di ogni albero è stato misurato il volume per sezioni, determinata la curva storica dell’altezza a partire dalla misura diretta degli accrescimenti longitudinali e prelevate tre rotelle (a petto d’uomo, a metà e due terzi dell’altezza totale).
Nel 1998 la pineta aveva 31 anni; nelle parcelle sperimentali il piano accessorio era caratterizzato da sporadici individui di carpino nero, nocciolo, orniello, cerro. Nel caso di queste ultime due specie, le piante derivavano da rinnovazione naturale e da interventi di piantagione e di semina realizzati al momento dell’impianto originario.
La struttura spaziale orizzontale prima degli interventi era ancora molto dipendente dall’originario sesto di impianto a gradoni con distanza media tra le file di circa 3.5 metri e 1.2 metri sulla fila, pari a una densità iniziale di circa 2500 piante per ettaro. Il popolamento era stato oggetto solo di localizzati interventi fitosanitari che, associati alla mortalità naturale, avevano ridotto la densità media a una valore di poco inferiore a 2000 piante ad ettaro (
La struttura verticale della pineta mostrava un’avanzata fase di competizione tra i soggetti (
La fertilità della stazione risulta relativamente scarsa come evidenziato dai contenuti valori dell’altezza dominante se analizzati rispetto alle sole tavole alsometriche disponibili (
Il protocollo sperimentale ha previsto la realizzazione di diradamenti di diversa intensità nelle tre aree trattate (
Nell’Area 1 il prelievo ha interessato complessivamente quasi la metà del numero di piante e il 26% dell’area basimetrica. Il diradamento ha inciso notevolmente sul piano dominante per un quarto delle piante diradate cui corrisponde la metà dell’area basimetrica prelevata.
Il diradamento dell’Area 2 è stato condotto secondo le modalità consuetudinarie adottate dai tecnici della Comunità Montana che hanno materialmente effettuato la martellata. Si è trattato di un intervento di moderata intensità (20% dell’area basimetrica) essenzialmente dal basso. Il piano dominante è stato interessato quasi esclusivamente per la componente codominante.
L’intervento effettuato nell’Area 3 risente delle specificità del popolamento che si presentava in una fase dinamica più avanzata rispetto alle altre aree, con un’articolazione strutturale maggiormente definita nelle componenti sociali a favore del piano dominante (
A quattro anni dall’intervento possono essere formulate già alcune prime considerazioni circa la reazione in termini incrementali e strutturali dei popolamenti soggetti al trattamento. Il periodo trascorso è però ancora troppo limitato per valutare significativamente e in modo distinto le tre tesi di trattamento. Nel quadriennio considerato la mortalitàè trascurabile nelle tre aree sperimentali e di modesta entità nel testimone. I popolamenti trattati hanno dimostrato una buona risposta incrementale in termini di area basimetrica e diametro per tutte le tesi di trattamento. Per le tesi 1 e 2 il quadriennio successivo all’intervento è stato sufficiente a far recuperare in valore assoluto il prelievo di area basimetrica e di volume. Le tesi in cui il diradamento è stato più forte (Aree 1 e 3) hanno fatto registrare valori di incremento corrente di diametro leggermente superiori (
L’indagine auxometrica è stata condotta su 33 alberi modello selezionati in tutte le classi sociali (9 dominanti, 13 codominanti e 11 dominati) prelevati nelle 3 parcelle diradate.
L’elevata densità dell’impianto ha stimolato lo sviluppo longitudinale di tutti gli individui spingendo i soggetti dominati a filare verso la luce, mantenendo accrescimenti sostenuti in altezza, per tentare di competere con i dominanti.
Gli indicatori di stabilità rilevati dopo gli interventi nei transect strutturali hanno evidenziato valori medi complessivi inferiori a 80 per il rapporto H/d e valori prossimi a 0.50 per la profondità della chioma. Questi valori indicano una buona stabilità generale dei popolamenti.
In seguito a forti tempeste di vento del novembre 2002 e dell’agosto 2003, la prima accompagnata da neve bagnata, le aree sono state interessate da stroncature di fusti e cimali. I danni hanno colpito prevalentemente l’area 3, diradata con maggiore intensità, mentre danni lievi si sono riscontrati nell’area 2 e in quella testimone. L’area 1 non ha subito danni (
La maggiore incidenza dei danni, riscontrati nella parcella diradata in modo più intenso, può essere attribuita alla maggiore discontinuità della copertura delle chiome e alla vicinanza al crinale.
I danni hanno prevalentemente interessato piante biforcate anche se con basso rapporto di snellezza e con chiome non particolarmente squilibrate pur se con profondità leggermente inferiore a quella media. Da quanto osservato, la presenza di biforcazioni del fusto si dimostra uno dei fattori che rende più sensibili le piante a danni da agenti meteorici eccezionali.
Lo studio, condotto sulle specie arboree e arbustive, ha evidenziato valori piuttosto modesti prima dell’intervento con indici di rinnovazione (
In seguito ai disturbi provocati dall’intervento di diradamento e all’asportazione della ramaglia all’interno del transect si è riscontrata, nel secondo inventario, una leggera diminuzione dell’indice di rinnovazione totale (specie arboree e arbustive) nelle parcelle diradate, nonostante si sia verificato un leggero aumento dell’indice relativo alle specie arboree nella parcella 1 e 3. Solo nella parcella testimone si è verificato un leggero aumento dell’indice di rinnovazione totale che è passato da 40 a 56.
L’incremento corrente di altezza (IcH) è stato calcolato relativamente alle piante rinvenute in entrambi gli inventari non danneggiate dall’esbosco. I valori più elevati di IcH si sono riscontrati nelle aree 1 e 3, diradate più intensamente.
Considerando l’orniello e gli aceri separatamente dalle altre specie, nell’area 3 gli accrescimenti risultano doppi rispetto a quelli riscontrati nella 2 e 4 (
L’insediamento della rinnovazione di orniello e di acero opalo in queste pinete è favorita dalla presenza di piante madri nei boschi limitrofi, dalla facilità di dispersione del seme di queste specie e dalla capacità, in fase giovanile, di sopportare anche basse intensità luminose. Le buone possibilità di sviluppo di queste specie, sotto la copertura del pino, e la loro reattività agli interventi di diradamento concordano con quanto riscontrato in altre esperienze condotte in Italia (
In seguito ad un’annata di buona produzione di seme, nel 2002 si sono riscontrate numerose plantule di pino la cui entitàè stata valutata eseguendo una conta su una fascia di un metro di larghezza lungo l’asse centrale del transect. La densità del novellame ha raggiunto valori compresi tra 10 e 30 individui a m2. Successive osservazioni, eseguite nel 2003 dopo un’estate particolarmente calda e siccitosa, hanno evidenziato la forte riduzione di questo valore. Nel 2004 si è registrato un aumento del valore di densità dei semenzali.
Ferma restando l’estrema importanza della razionale gestione dei comprensori occupati da rimboschimenti di pino nero che presuppone la definizione delle attitudini principali dei popolamenti (produzione legnosa, protezione idrogeologica, valenza storica o paesaggistica, ricreazione, ecc.) e, conseguentemente, la scelta e la pianificazione del trattamento selvicolturale ottimale, il diradamento è lo strumento essenziale per garantire la buona funzionalità di questi soprassuoli artificiali.
Come dimostra l’indagine auxometrica, condotta sui soprassuoli oggetto della ricerca, la differenziazione in classi sociali delle pinete di pino nero è assai precoce. Ciò suggerisce che lo stadio giovanile dei popolamenti, intorno ai 15-20 anni, sia il momento ideale per effettuare i primi diradamenti. A questa età l’influenza delle modalità di piantagione è ancora molto forte in quanto la struttura orizzontale dei popolamenti è determinata dai gradoni (distanti 3.5 m uno dall’altro) e ciò si ripercuote sulla copertura del terreno che spesso non è completa. Pertanto nei primi interventi va posta particolare attenzione al mantenimento di una sufficiente copertura delle chiome per non diminuire gli effetti di protezione e di miglioramento del suolo, cercando contemporaneamente di ridurre la competizione tra gli individui presenti, articolando per quanto possibile la struttura verticale del popolamento.
Come evidenziato anche da altri autori (
Diradamenti di questa entità possono favorire l’insediamento e lo sviluppo di altre specie forestali sotto copertura, evitando la formazione di un denso tappeto di graminacee che ne ostacolerebbe l’ingresso.
La stabilità strutturale dei popolamenti esaminati si è dimostrata buona in seguito agli interventi sperimentali. I danni, pur se di scarsa entità, registrati in seguito a fenomeni climatici particolarmente avversi a pochi anni dai diradamenti, suggeriscono che in fase di intervento colturale è buona norma eliminare gli individui biforcati che si sono dimostrati i più vulnerabili.
In particolari condizioni economiche e organizzative, che prevedono finanziamenti specifici, la gestione dei rimboschimenti di pino nero può essere realizzata attraverso diradamenti di moderata intensità a frequenza decennale. Un regime dei diradamenti di questo tipo assicura il mantenimento di una buona stabilità meccanica dei soprassuoli, favorisce un ritmo positivo degli accrescimenti e riduce il rischio di rallentamento delle dinamiche evolutive, cosa che al contrario può facilmente accadere con prelievi di forte intensità distanziati nel tempo. Nei diradamenti successivi si potranno stimolare e quindi assecondare progressivamente le dinamiche evolutive favorendo gradualmente l’affermazione e lo sviluppo delle latifoglie (cfr.
La ricerca è stata attivata per iniziativa della Comunità Montana Valnerina e finanziata per il primo periodo con fondi UE dell’obiettivo 5B 1994-1999 e proseguita tramite finanziamenti nell’ambito del Progetto Riselvitalia del MiPAF.
Stazione di Norcia: diagramma termo-pluviometrico relativo al periodo 1960-1996.
Diametro a 1.30 (in ordinata, cm): andamento delle curve storiche, dell’incremento corrente e dell’incremento medio per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate).
Area basimetrica (in ordinata, dm2): andamento delle curve storiche, dell’incremento corrente e dell’incremento medio per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate).
Altezza (in ordinata, m): andamento delle curve storiche, dell’incremento corrente e dell’incremento medio per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate).
Principali caratteristiche dendrometriche prima dell’intervento sulla base dell’inventario 1988; Dm: diametro medio; Hm: altezza media; HD: altezza dominante
Area | Pino nero | Altre specie | |||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
N. piante | Area bas. | Dm | Hm | HD | Vol | Densità | Area bas. | Dm | |
ha-1 | m2 ha-1 | cm | m | m | m3 ha-1 | n ha-1 | m2 ha-1 | cm | |
Area 1 | 2065 | 37 | 15 | 12 | 14 | 236 | 140 | 0 | 4 |
Area 2 | 2090 | 36 | 15 | 12 | 14 | 232 | 110 | 0 | 3 |
Area 3 | 1540 | 34 | 17 | 12 | 14 | 221 | 80 | 0 | 2 |
Area 4 | 1867 | 31 | 14 | 11 | 13 | 197 | 33 | 0 | 3 |
Media | 1907 | 35 | 15 | 12 | 14 | 221 | 90 | 0 | 3 |
Principali caratteristiche dendrometriche prima del diradamento per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate); G: area basimetrica, V = volume, Dg: diametro medio di area basimetrica, Hm: altezza media, Hd: altezza dominante.
Parametro | Area 1 | Area 2 | Area 3 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | D | ||
N ha-1 | 2065 | 750 | 440 | 875 | 2090 | 795 | 595 | 700 | 1540 | 760 | 445 | 335 | |
G (m 2 ha-1) | 37 | 23 | 7 | 6 | 36 | 22 | 9 | 5 | 34 | 23 | 8 | 3 | |
V (m3 ha-1) | 229 | 139 | 56 | 33 | 232 | 138 | 63 | 31 | 221 | 147 | 51 | 22 | |
Dg (cm) | 15 | 19 | 15 | 9 | 15 | 18 | 14 | 9 | 17 | 19 | 15 | 11 | |
Hm (m) | 12 | 13 | 12 | 9 | 12 | 13 | 11 | 9 | 12 | 13 | 12 | 10 | |
Hd (m) | 14 | 14 | 14 |
Principali caratteristiche dendrometriche del materiale prelevato con il diradamento per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate); G: area basimetrica, V = volume, Dg: diametro medio di area basimetrica, Hm: altezza media, Hd: altezza dominante.
Parametro | Area 1 | Area 2 | Area 3 | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | d | |
N ha-1 | 1015 | 100 | 160 | 755 | 820 | 40 | 160 | 620 | 625 | 125 | 175 | 325 |
G (m2 ha-1) | 9 | 2 | 2 | 4 | 7 | 0 | 2 | 4 | 9 | 3 | 3 | 3 |
V (m 3 ha-1) | 53 | 4 | 23 | 25 | 46 | 1 | 18 | 26 | 61 | 29 | 35 | 35 |
Dg (cm) | 11 | 17 | 14 | 9 | 10 | 17 | 13 | 9 | 14 | 17 | 15 | 11 |
Hm (m) | 10 | 12 | 11 | 9 | 10 | 12 | 11 | 9 | 11 | 12 | 12 | 10 |
Principali caratteristiche dendrometriche dopo il diradamento per classe sociale (D: piante dominanti, Cd: piante codominanti, d: piante dominate); G: area basimetrica, V: volume, Dg: diametro medio di area basimetrica, Hm: altezza media, Hd: altezza dominante.
Parametro | Area1 | Area 2 | Area 3 | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | d | tot | D | Cd | d | |
N ha-1 | 1050 | 650 | 280 | 120 | 1270 | 755 | 435 | 80 | 915 | 635 | 270 | 10 |
G (m2 ha-1) | 27 | 20 | 5 | 1 | 29 | 21 | 7 | 0 | 24 | 19 | 4 | 0 |
V (m3 ha-1) | 176 | 135 | 33 | 7 | 186 | 136 | 44 | 4 | 160 | 129 | 29 | 0 |
Dg (cm) | 18 | 20 | 15 | 11 | 17 | 18 | 14 | 11 | 18 | 20 | 15 | 12 |
Hm (m) | 12 | 13 | 12 | 10 | 12 | 13 | 11 | 10 | 13 | 13 | 12 | 11 |
Secondo inventario (2002). Principali caratteristiche dendrometriche dopo 4 stagioni vegetative dai diradamenti - Ic: incremento corrente, Dm: diametro medio, Hm: altezza media, HD: altezza dominante.
Area | Pino nero | Altre specie | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
N. piante | area bas. | Ic di area basimetrica | Dm | Ic di diametro | Hm | HD | Vol | N. piante | area basimetrica | Dm | |
ha-1 | m2 ha-1 | m2 ha-1 | cm | cm | m | m | m3 ha-1 | ha-1 | m2 ha-1 | cm | |
Area 1 | 1050 | 35 | 1 | 20 | 0 | 13 | 15 | 226 | 220 | 0 | 5 |
Area 2 | 1265 | 36 | 1 | 19 | 0 | 13 | 14 | 238 | 35 | 0 | 6 |
Area 3 | 910 | 31 | 1 | 21 | 0 | 13 | 14 | 208 | 185 | 0 | 4 |
Area 4 | 1844 | 39 | 1 | 16 | 0 | 12 | 14 | 249 | 10 | 0 | 3 |
Media | 1267 | 35 | 1 | 19 | 0 | 13 | 14 | 230 | 113 | 0 | 4 |
Errore standard | 178 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 7 | 45 | 0 | 0 |
Principali parametri delle piante danneggiate dalle tempeste di vento del novembre 2002 e agosto 2003 (rilievi del 18 agosto 2003).
area | param. | n | pianta "intera" | h monco-ne (m) | porzione superiore stroncata | note | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
D (cm) | h totale (m) | H/D | h ins. chioma (m) | prof. chioma | ||||||||
d (cm) | h totale (m) | h ins. chioma (m) | ||||||||||
2 | - | 1 | 29 | 17 | 59 | 9 | 0 | 4 | 20 | 11 | 4 | rottura alla biforcazione di entrambe le cime |
(x) | 12 | 4 | ||||||||||
3 | media | 9 | 22.9±3 | 15.1±3 | 66.4±6 | 9.5±1 | 0.39±0.1 | 4.9±2 | 14.6±3 | 9.6±3 | 4.4±2 | 7 piante con rottura alla biforcazione di entrambe le cime, una pianta con una cima ancora in piedi, e una pianta stroncata di netto |
range | 28÷17 | 17.7÷13.6 | 77÷58 | 11.8÷7.6 | 0.51÷0.3 | 8.8÷1.5 | 21÷9 | 16.2÷5.3 | 6.7÷2.0 | |||
4 | - | 1 | 24 | 13 | 57 | 7 | 0 | 2 | 17 | 11 | 5 | rottura alla biforcazione di entrambe le cime |
20 | 11 | 5 | ||||||||||
Totale | 11 | 23.5±4 | 15.2±2 | 64.8±6 | 9.2±1 | 0.41±0.1 | 4.6±2 | 15.3±3 | 10.0±3 | 4.6±1 | 10 su 11 piante rotte in prossimità della biforcazione |
Caratteri della rinnovazione nel 1998 e al 2002: Ir: indice di rinnovazione secondo
Area | Inventario | Parametro | specie arboree | arbusti | ginepro | pino | totale |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Area 1 | inv. 1999 | Ir | 44 | 0 | 19 | 11 | 76 |
densità | 1 | 0 | 0 | 0 | 1 | ||
inv. 2002 | Ir | 59 | 0 | 12 | 0 | 72 | |
densità | 1 | 0 | 0 | 0 | 1 | ||
Area 2 | inv. 1999 | Ir | 29 | 0 | 32 | 0 | 61 |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
inv. 2002 | Ir | 18 | 1 | 32 | 0 | 52 | |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | ||
Area 3 | inv. 1999 | Ir | 38 | 0 | 23 | 0 | 62 |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | ||
inv. 2002 | Ir | 43 | 0 | 16 | 0 | 59 | |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | ||
Area 4 | inv. 1999 | Ir | 10 | 8 | 19 | 2 | 40 |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
inv. 2002 | Ir | 13 | 16 | 25 | 0 | 56 | |
densità | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
Incremento corrente di altezza icH (medio del periodo) delle rinnovazione al 1998 e al 2002.
Area | orniello e aceri | totale piante | ||
---|---|---|---|---|
piante | IcH | piante | icH | |
n | cm | n | cm | |
Area 1 | 19 | 7.8±5.1 | 36 | 5.0±5.0 |
Area 2 | 9 | 5.2±4.1 | 19 | 3.6±3.3 |
Area 3 | 9 | 12.9±12.5 | 25 | 7.1±9.0 |
Area 4 | 4 | 6.6±1.9 | 36 | 4.0±4.8 |