*

Forestry: feminine plural?

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 8, Pages 179-182 (2011)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0675-008
Published: Nov 02, 2011 - Copyright © 2011 SISEF

Commentaries & Perspectives

Abstract

In this paper the Authors discuss the results of the surveys submitted to Italian women which are engaged in various activities in the forestry sector. A quantitative analysis comes out from qualitative considerations set out by the interviews. In Italy is well known that women are rarely able to advance in employment and there are few women in managerial positions. The Authors conclude that the forestry sciences are not yet feminine plural.

Keywords

Neutrality forest, Social welfare, Science gender and forestry, Discrimination against women, Inequality

Introduzione 

Esiste ancora una “questione femminile” che riguarda l’attività scientifica ed in particolare quella nel settore forestale?

In Italia non esistono studi specifici sul ruolo delle donne nelle scienze forestali, tuttavia i risultati di alcune ricerche dell’Organisation for Economic Cooperation and Devolopment ([4]) affermano che le donne sono sempre più numerose nel cosiddetto settore STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).

Questo dato non solo andrebbe in contraddizione con uno stereotipo maschile che giudica le donne inadatte per natura agli studi scientifici, ma si contrapporrebbe anche ad alcune posizioni che, partendo da una critica della scienza e della sua pretesa neutralità, arrivarono a giudicare tutto il pensiero scientifico una costruzione irrimediabilmente maschile a cui le donne sono estranee ([2]).

Le donne sono ancora assoggettate a pregiudizi e stereotipi nel settore scientifico? O la questione investe tutti gli ambiti professionali?

L’American Association of University Women (AAUW - [7]) sostiene che, se pure in crescita il numero delle donne nel settore STEM, ancora non sufficiente è la loro presenza. Le cause vengono individuate in fattori culturali, ambientali e sociali ([1]).

Poco più di un decennio fa una ricerca condotta da Wenneras & Wold ([9]) evidenziava come le donne che vogliono agire in ambiti privilegiati del sapere debbano dimostrare di essere ben 2.6 volte più preparate dei loro colleghi maschi. Il motivo, secondo la ricerca, risiede in un problema culturale, un blocco subdolo che, danneggiando le donne, danneggia lo sviluppo di un’intera società.

Nel presente lavoro vengono proposte le interviste sottoposte a donne italiane, individuate come testimoni significative, impegnate a vario titolo nel settore forestale. Alle considerazioni di ordine qualitativo che derivano dalle interviste rilasciate, segue una valutazione quantitativa sul numero di laureate in scienze forestali in Italia negli ultimi cinque anni, sul numero delle iscritte a cinque Ordini Professionali dei dottori Forestali, sul numero delle donne che lavorano nel Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.) e su quante donne lavorano in alcuni Istituti di un Ente Pubblico di Ricerca. Lo studio rappresenta la prima fase di una ricerca che vuole esplorare i pregiudizi e le difficoltà che spesso le donne forestali incontrano nel mondo del lavoro.

Materiali e metodi 

L’assenza di uno stato dell’arte sull’argomento in Italia ha reso difficile l’individuazione delle fonti documentarie di riferimento e il relativo reperimento delle informazioni di base per poter analizzare il peso e il ruolo delle donne nel settore forestale. Ciò non di meno, la collaborazione di soggetti istituzionali e no ha reso possibile questa prima fase del lavoro. Dal punto di vista quantitativo sono stati separati l’ambito formativo da quello lavorativo.

Nel primo caso sono stati presi in considerazione il numero delle laureate in Scienze Forestali dall’anno accademico 2003-2004 all’anno accademico 2008-2009 nelle Università italiane attraverso il portale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica ([8]).

Per quanto riguarda l’ambito lavorativo sono stati presi in esame il numero delle donne iscritte all’ordine professionale dei dottori agronomi e forestali di cinque province che hanno mostrato interesse e disponibilità (Torino, Padova, Firenze, Reggio Calabria e Sassari) e il numero delle donne che prestano la loro attività lavorativa nel Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.), grazie alla collaborazione del Presidente del Comitato Nazionale di Pari Opportunità.

Gli aspetti qualitativi volti a indagare il ruolo delle donne forestali sono stati stimati da interviste indirizzate a libere professioniste, ricercatrici e donne che lavorano nel C.F.S.. Le interlocutrici scelte sono quelle che hanno mostrato disponibilità e sono state comunque ritenute rappresentative di un settore lavorativo nel quale la diffidenza o l’indifferenza alla singolarità dell’argomento affrontato meriterebbero un successivo approfondimento. Le domande rivolte sono indirizzate a cogliere la presenza o meno di una specificità di genere nel settore forestale, le eventuali difficoltà e ostacoli incontrati nelle attività lavorative e un punto di vista sulla supposta neutralità della scienza. Per ragioni di privacy non si riportano i nomi delle intervistate.

Risultati e discussione  

L’analisi del numero di laureate nel periodo considerato mostra che su 623 laureati le donne rappresentano circa il 33% (Tab. 1).

Tab. 1 - Numero di laureati in Scienze Forestali e Ambientali, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, suddivisi per genere.

AnnoAccademico F M Totale %
2003/2004 10 22 32 31.3
2004/2005 42 71 113 37.2
2005/2006 41 73 114 36.0
2006/2007 38 81 119 31.9
2007/2008 72 173 245 29.4
Totale 203 420 623 32.6

 Enlarge/Shrink  Open in Viewer

Confrontando questo dato con quello delle laureate in una disciplina umanistica - Lettere - per lo stesso periodo, pari al 78%, si potrebbe accreditare l’ipotesi di chi sostiene che le donne mostrino una certa predilezione e/o predisposizione verso studi umanistici.

Le ragioni sarebbero varie e sicuramente la scarsa presenza di servizi di sostegno alla famiglia induce le donne a scegliere studi indirizzati verso attività lavorative che prevedono meno tempo da impiegare fuori dalle mura domestiche.

Pertanto anche la scelta degli studi universitari sarebbe condizionata dalle opportunità di lavoro future più adatte al tradizionale assetto sociale che vede la donna figura insostituibile nella famiglia. D’altra parte queste considerazioni sono in sintonia con quanto in altri settori lavorativi e formativi viene riscontrato.

Il numero di donne iscritte all’Ordine Professionale è in media pari al 30% rispetto al numero totale degli iscritti con un massimo nella provincia di Firenze (47%) e un minimo nella provincia di Sassari (16%). In tutte e cinque le province esaminate il numero delle iscritte risulta più alto nelle regioni del Nord di Italia rispetto a quelle del Sud, a testimoniare una presunta maggiore attività professionale autonoma nelle zone tradizionalmente più sviluppate del Paese. Nel settore della ricerca, come si evince in Tab. 2, risulta che negli Istituti di un Ente Pubblico di Ricerca, le donne che ricoprono ruoli di ricerca direttivi rappresentano solo il 34% del totale.

Tab. 2 - Numero di donne presenti nell’organico di alcuni Istituti del CNR rispetto al totale. (*) Qualifica: personale di ruolo (Dirigente di ricerca, I° Ricercatore, Ricercatore, Tecnologo).

Istituto Totale (*) F %
IPP (Plant’s Protection Institute) 32 14 43.8
ISAFOM (Institute for Agricultural and Forest Systems in the Mediterranean) 31 8 25.8
IBAF (Institute of Agro-environmental and Forest Biology) 32 12 37.5
IVALSA (Trees and Timber Institute) 16 4 25.0
Totale 111 38 34.2

 Enlarge/Shrink  Open in Viewer

L’ultimo ambito lavorativo indagato è il C.F.S.: all’attualità il numero totale di donne è di 1738 su un totale di circa 8500.

Le donne che occupano i ruoli compresi tra agente - livello gerarchicamente più basso - e ispettore sono 1369 (Comitato delle Pari Opportunità - [3]). Sebbene la presenza delle donne nei corpi militari in Italia sia manifestamente in crescita, ancora poche sono le donne nel C.F.S che ricoprono ruoli dirigenziali (121 donne - Tab. 3). Le ragioni potrebbero essere ricercate in un relativamente recente inserimento delle donne nel Corpo che risente anche di un maggiore peso di pregiudizi e stereotipi. L’esercizio della forza e della resistenza fisica nelle attività in bosco viene comunemente attribuito, infatti, alla figura maschile del boscaiolo/forestale piuttosto che a quella femminile, portatrice semmai di altre qualità ([5]). I risultati ottenuti, sebbene non in modo univoco, mostrano una tendenza di crescita della presenza femminile sia nell’ambito formativo che lavorativo proiettando anche il settore forestale verso un riequilibrio di generi che a nostro avviso rappresenta un valore aggiunto per l’intera comunità scientifica e non solo.

Tab. 3 - Numero di donne all’interno del C.F.S., ripartito in base ai ruoli ricoperti.

Qualifica Totale F %
Funzionarie e dirigenti 647 121 18.7
Tecniche 773 248 32.1
Agenti, Assistenti, Ispettrici 7072 1369 19.3
Totale 8492 1738 20.5

 Enlarge/Shrink  Open in Viewer

Per quanto riguarda le interviste dalle risposte ottenute si evince che gli ostacoli da superare per affermarsi in ambito lavorativo non sono specificatamente propri del settore forestale. Tuttavia ancora persistono atteggiamenti discriminatori legati alla consuetudine di riconoscere autorevole solo una figura maschile nel lavoro forestale autonomo. Gli ostacoli incontrati dalle donne intervistate sono rappresentati in tutti i casi principalmente dalla mancanza e limitata presenza di servizi sociali a supporto della famiglia (asili nidi, scuole, ecc.). La mancanza di prospettive di accoglienza sociale e la difficoltà di conciliare i tempi della famiglia con i tempi del lavoro forestale rappresentano veri e propri impedimenti per la costruzione di progetti di vita.

Determinazione e maggiore competenza devono mostrare le donne nell’esercizio della libera professione in bosco: “per essere ascoltate dagli operai, spesso solo uomini, faccio fatica! Battute ironiche, sarcasmo e superficialità da parte dei colleghi”. Così dice una delle donne intervistate. Spesso l’incarico di un progetto di taglio viene addirittura rifiutato dalle donne nello svolgimento della libera professione per la fatica che comporterebbe il superamento di tutti i pregiudizi e problemi connessi.

Altro elemento emerso è la facilità, tutta maschile, di fare rete in ambito scientifico, prescindendo dalle competenze femminili e privilegiando l’appartenenza al genere maschile nella scelta di collaborazioni nelle ricerche.

Comune a tutti gli ambiti lavorativi, è il disagio delle intervistate a proposito di attenzioni e apprezzamenti non graditi ricevuti da parte di colleghi, che, se pure non avrebbero ostacolato la carriera in modo diretto, di fatto, hanno rappresentano motivo di offesa, di fastidio e certo di alterazione nei rapporti sul luogo di lavoro.

Nonostante venga rimarcata neutralità nell’accostarsi al sapere scientifico e assenza di un punto di vista di genere nelle scienze forestali tutte le intervistate evidenziano maggiore responsabilità, condivisione, spiccata visione di insieme e approccio olistico, come paradigma scientifico femminile di riferimento.

Il vissuto lavorativo delle donne intervistate evidenzia la presenza di resistenze e pregiudizi che rendono ancora difficile il percorso di inserimento e di affermazione piena delle donne nel settore forestale. Il superamento del blocco culturale, che appartiene probabilmente a tutti gli ambiti lavorativi, ma che è enfatizzato nello specifico settore forestale, richiede un impegno comune di uomini e donne che insieme dovrebbero proiettarsi verso la costruzione di nuovi modelli formativi arricchendo la comunità scientifica delle diversità di cui le donne sono portatrici.

Conclusioni 

L’interesse delle donne al sapere e alle attività scientifiche è minore rispetto all’interesse verso il sapere umanistico? E per le scienze forestali? E’ possibile che nel tempo si sia sedimentata una distanza tra donne e scienza. Le riflessioni che scaturiscono da questa prima parte dello studio ci inducono a pensare che sono ancora molti gli elementi che rendono l’ambiente scientifico e tecnologico ostile alle donne. Spesso le donne si adattano a modelli di vita lavorativa ridotti per sottrarsi a conflitti tra vita familiare e vita lavorativa, finendo per occuparsi di figli e anziani, vista anche la scarsità di servizi sociali ([6]).

Si potrebbe pensare che la scienza sia obiettiva e meritocratica, quindi neutra e insensibile alle questioni di genere ([10]). Tuttavia, rispetto al passato, le strutture discriminatorie sembrano essere ancora radicate, generando nuovi meccanismi di segregazione. E’ noto che in Italia raramente le donne riescono a progredire nella carriera e poche sono quelle che occupano posti di comando e di rilievo. La difficoltà di affermarsi può essere cercata nella natura degli studi scelti dalle donne, che spesso si situano in più aree interdisciplinari quasi sempre a testimoniare un sapere che valica i confini di una singola disciplina. Lo sguardo di insieme, l’approccio olistico travalica la specializzazione, propria della scienza contemporanea: il continuo passare dalle scienze così dette umane alle discipline scientifiche è un tenere insieme che può aprire orizzonti scientifici nuovi. Non ancora però le scienze forestali sono plurale femminile.

Ringraziamenti  

Prof. Francesco Pennacchi (Università degli Studi di Perugia - Presidente della Conferenza dei Presidi della Facoltà di Agraria); Prof. Santo Marcello Zimbone (Università Mediterranea di Reggio Calabria, Vice Presidente Conferenza dei Presidi della Facoltà di Agraria); Giuseppe Giove (Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato); Prof. Giovanni Sanesi (Università degli Studi di Bari); Prof. Raffaele Cavalli (Università degli Studi di Padova); Dott.ssa Grisolia (CONAF - Consiglio Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali); Dott.ssa Lina Pecora (Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Cosenza).

References

(1)
Blickenstaff JC (2005). Women and science careers: leaky pipeline or gender filter? Gender and Education 17 (4): 369-386.
CrossRef | Google Scholar
(2)
Braidotti R, Charkievicz E, Haüsler S, Wieringa S (1994). Women, the environment and sustainable development. Towards a theoretical synthesis. Zed Books, London, UK.
Google Scholar
(3)
C.F.S. (2010). Corpo Forestale dello Stato. Web site.
Online | Google Scholar
(4)
OECD (2009). Education statistics (Eurostat), WiS database, European Commission - DG Research.
Online | Google Scholar
(5)
Hallé F (1999). Eloge de la plante - Pour une nouvelle biologie. Ed. du Seuil, Paris, France, pp. 346.
Google Scholar
(6)
Heilman ME, Okimoto TG (2007). Why are women penalized for success at male tasks? The implied communality deficit. Journal of Applied Psychology 92 (1): 81-92.
CrossRef | Google Scholar
(7)
Hill C, Corbett C, Andresse ST (2010). Why so few, women in science technology, engineering, and mathematics. American Association of University Women, Washington, DC, USA, pp. 134.
Google Scholar
(8)
MIUR (2011). Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica. Web Site.
Online | Google Scholar
(9)
Wenneras C, Wold A (1997). Nepotism and sexism in peer-review. Nature 387 (6631): 341-343.
CrossRef | Google Scholar
(10)
Xu YJ (2008). Gender disparity in STEM disciplines: a study of faculty attrition and turnover intentions. Research in Higher Education 49 (7): 607-24.
CrossRef | Google Scholar
 
 
 

Navigazione

 

This website uses cookies to ensure you get the best experience on our website. More info