*

An important check-up of our planet

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 2, Pages 156-157 (2005)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0270-0002
Published: Jun 08, 2005 - Copyright © 2005 SISEF

Commentaries & Perspectives

Abstract

The conclusions of the Millenium Ecosystem Assessment (MA) on the state of the earth ecosystems are briefly presented.

Keywords

State of the world, Millenium Ecosystem Assessment, MA

 

Due terzi degli ecosistemi che sono alla base delle attività umane sono in serio pericolo. La fonte di questa sconfortante analisi non è il mondo ambientalista, spesso (e a volte giustamente) tacciato di eccessivo pessimismo, ma quello che si presenta come il più completo ed autorevole check-up mai fatto sullo stato del pianeta, il “Millennium Ecosystem Assessment” (MA). Ma attenzione: non si tratta del solito rapporto che descrive l’ennesima e drammatica erosione di biodiversità. Di rapporti come questi ce ne sono stati parecchi in passato, e tutti hanno più o meno fatto la stessa fine: tanto apprezzati dagli specialisti, tanto ignorati dai politici e in generale dalla società. L’ennesima scomparsa di questa o quella specie, evidentemente, non rappresenta di per sé un campanello d’allarme sufficiente per destare l’attenzione di chi prende le decisioni.

Tanto più che, recentemente, un libro di successo (“L’ambientalista scettico” di B. Lomborg) è riuscito - nonostante il forte contrasto da parte del mondo accademico - a convincere molti politici e vasti settori della società che le risorse naturali non si stanno esaurendo e che gli ecosistemi non si stanno degradando come ci vogliono far credere, insomma che il pianeta non è affatto in pericolo.

Il Millennium Ecosystem Assessment: un approccio nuovo per obiettivi ambiziosi 

Conscio di questa situazione, il segretariato del Programma Ambientale delle Nazioni Unite ha coordinato, tra il 2001 ed il 2005, il lavoro più di 1300 scienziati di 95 paesi - inclusi ecologi, fisici, sociologi, antropologi ed economisti - che insieme a rappresentanti di governi, del settore privato e delle organizzazioni non governative hanno dato vita alla più ambiziosa analisi sullo stato del pianeta mai condotta finora. Ambiziosa non solo per la mole di persone coinvolte e di dati esaminati, ma anche per l’approccio: diversamente da analoghi rapporti redatti in passato, al centro dell’analisi è stato posto il legame tra gli ecosistemi e il benessere umano o, in altre parole, i servizi forniti dagli ecosistemi all’uomo. Sebbene tale approccio non si discosti molto da quello adottato da Lomborg - anche lui considera l’uomo come il punto di riferimento per valutare lo stato del mondo - le conclusioni, come vedremo, sono piuttosto diverse.

I beni ed i servizi considerati dal MA non includono solo cibo, acqua, legname e combustibili fossili (“provisioning services”), per i quali esiste già un mercato e quindi un’analisi costi-benefici risulta più agevole, ma anche beni e servizi più difficilmente valutabili dal punto di vista economico e per i quali un lento degrado potrebbe passare inosservato: la capacità di assicurare le basi della produttività primaria attraverso la formazione del suolo e i cicli dei nutrienti (“supporting services”); la capacità di fornire aria ed acqua pulita o la protezione da alluvioni (“regulating services”); la capacità di fornire benefici estetici, ricreazionali e spirituali (“cultural services”). Il benessere umano, a sua volta, è stato considerato non solo nei suoi aspetti quantitativi, ma anche in quelli qualitativi, quali salute, sicurezza, relazioni sociali, libertà di scelta e di azione.

La metodologia del MA assomiglia a quella già adottata con successo dall’IPCC (International Panel on Climate Change): non vengono prodotti nuovi dati, ma viene analizzata e sintetizzata la migliore letteratura scientifica disponibile. Non si analizzano sistematicamente tutti i problemi, ma si fornisce una visione complessiva, corredata da numerosi esempi a scale spaziali e temporali molto diverse. Non si svolge l’argomento come in un libro di testo, ma si risponde alle domande di maggiore rilevanza politica: come (e quanto) sono cambiati i servizi forniti dagli ecosistemi? Cosa ha prodotto questi cambiamenti? Come questi cambiamenti influenzano il benessere umano? Come questi servizi cambieranno in futuro e che impatto avranno sul benessere umano? Quali sono le azioni necessarie per conservare nel tempo la capacità degli ecosistemi di fornire questi servizi? Raggruppando un vasto consenso scientifico intorno a questi temi, l’obiettivo dichiarato del MA è - così come è riuscito all’IPCC - di influenzare le scelte politiche. Oltre a ciò il MA si propone come base di partenza e di confronto per analoghe valutazioni future, nonché come serbatoio di informazioni per una moltitudine di diverse esigenze (ad es., per sviluppare nuovi approcci ai sussidi agricoli o alle certificazioni forestali).

Se cala il capitale naturale, calano anche gli interessi 

L’immagine complessiva che emerge dal primo rapporto di sintesi del MA, al quale ne seguiranno altri più specifici, è quella di un degrado diffuso. Tre problemi appaiono particolarmente gravi. Il primo è l’eccessivo sfruttamento delle risorse. Negli ultimi 50 anni l’uomo ha modificato l’ambiente più rapidamente e profondamente che in qualsiasi altro comparabile periodo di tempo della storia umana, provocando una significativa e in parte irreversibile perdita di biodiversità. Queste modificazioni hanno portato sviluppo economico e benessere, ma nel 60% degli ecosistemi hanno anche progressivamente diminuito le capacità di fornire servizi. In altre parole, erodendo il capitale naturale, l’uomo sta inevitabilmente erodendo anche gli interessi di cui beneficia. Il secondo problema riguarda l’aumentato rischio di improvvisi e drammatici cambiamenti. E qui non si parla solo di cambiamenti climatici, ma anche di estesi fenomeni di eutrofizzazione, del rapido degrado delle foreste fortemente frammentate dai tagli oppure del collasso del pescato (già realtà in alcune aree). Terzo, la pressione sugli ecosistemi danneggerà soprattutto i poveri, enfatizzando lo strettissimo legame tra lotta alla fame e salute degli ecosistemi.

Terminata questa preoccupante analisi, il MA non fornisce soluzioni pronte per ciascun problema, né precise soglie di sostenibilità per questa o quella risorsa naturale. Ciò apparirà inevitabilmente come un importante limite a chi deve tradurre questi concetti in scelte, ma la realtàè che su molti argomenti l’incertezza è ancora grande. Il MA si limita a prospettare “visioni” future che potrebbero emergere dalla combinazione di diversi scenari politici (globalizzazione più o meno spinta, maggiore o minore attenzione ai problemi ecologici) e sociali (la popolazione mondiale si stabilizzerà nel 2050, ma la richiesta di risorse potrebbe continuare ad aumentare), indicando implicitamente le linee guida tecnologiche, politiche ed economiche per uscire da questa situazione. Tra queste, emerge l’assoluta necessità di migliorare le capacità di quantificare il valore dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane, arrivando ad affiancare alla tradizionale contabilità economica una di carattere “ecologico”. In uno degli studi analizzati dal MA, ad esempio, emerge che la legna e il legname proveniente dalle foreste mediterranee rappresentano meno di un terzo del loro valore economico complessivo.

In conclusione, se sulla base del MA appare sicuramente esagerato dire che il pianeta è sull’orlo del collasso, non lo è affermare che l’attuale capacità degli ecosistemi di fornire quei servizi che sono alla base del benessere umano non potrà più essere data per scontata in futuro. Se non è a rischio il pianeta, quindi, lo è il nostro stile di vita.

Molto di quanto detto questo non suonerà certo nuovo a chi si occupa di ecologia. La novità, si spera, è che il consenso scientifico senza precedenti generato dal MA ponga il legame tra ecosistemi e benessere umano tra le reali priorità di chi governa.

La sintesi del Millennium Ecosystem Assessment è disponibile al sito ⇒ http:/­/­www.maweb.org. Di seguito sono riportati alcuni articoli di commento al MA:

  • London JG (2005) Millenium groups nails down the financial value of ecosystems. Nature, vol. 434, p.547.
  • Mooney H, Cropper A, Reid W (2005) Confronting the human dilemma. Nature, vol. 434, p.561-562.
  • Stokstad E (2005) Taking the pulse of earth’s life-support systems. Science vol. 308, p. 40-43.
 
 
 

Navigazione

 

This website uses cookies to ensure you get the best experience on our website. More info