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Italian alpine forests: a new book for forest science

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 2, Pages 15-16 (2005)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0256-0002
Published: Mar 10, 2005 - Copyright © 2005 SISEF

Book Reviews

 

Titolo: R. Del Favero. I Boschi delle Regioni Alpine Italiane. Tipologia, funzionamento, selvicoltura. Coop. Libraria Editrice Università di Padova (PD) 2004, pp. 599, Euro 45.00 (con CD-ROM).

È con vivo interesse che accogliamo questo lavoro di Roberto Del Favero, docente di selvicoltura all’Università di Padova e pioniere in Italia degli studi sulle tipologie forestali.

L’Autore nelle note introduttive presenta il volume come un nuovo testo di selvicoltura speciale ad uso degli studenti dei corsi di laurea forestali, sottolineando alcune differenze rispetto a precedenti testi della medesima materia. Tra queste, l’esclusione di argomenti ormai oggetto di corsi universitari autonomi (es. vivaistica forestale ed arboricoltura da legno), nell’intento, ci pare riuscito, di focalizzare le problematiche più strettamente ecologico-selvicolturali. Inoltre, le singole specie vengono trattate nel contesto delle “categorie” e delle “tipologie” forestali che le contengono, in quanto queste rappresentano i principali criteri ordinatori che definiscono la struttura del volume; peraltro, viene ampiamente puntualizzato il collegamento metodologico e lessicale con gli studi tipologici già attuati od in corso in varie regioni italiane.

Nel suo insieme l’opera costituisce quindi una articolata ed esauriente illustrazione dei presupposti teorici e concettuali, delle finalità e degli aspetti metodologici e applicativi della classificazione tipologica forestale, sulla base della pluriennale esperienza maturata dall’Autore in questa specifica materia.

Nei primi capitoli sono esposti i fondamenti della classificazione tipologica e del funzionamento dei sistemi forestali. È necessario specificare che il termine “funzionamento” viene qui riferito essenzialmente alla dinamica architettonico-strutturale dei popolamenti forestali e a questo fine sono richiamati i concetti di “fase di sviluppo”, di “gruppo o eco-unità” e di “mosaico forestale” secondo i noti lavori di Leibundgut, Mayer, Susmel, Oldeman e altri. In particolare, l’Autore propone sei modelli di funzionamento - nell’ambito dei quali ricade la dinamica di tutte le tipologie forestali analizzate nel volume - sottolineando che, nell’ottica di una selvicoltura sostenibile, “... si può ritenere che una qualsiasi azione che è esercitata su un sistema per trarne un tornaconto o un’utilità sia sostenibile per il sistema stesso a condizione che non ne alteri significativamente il funzionamento”.

Nel quarto capitolo dal titolo “Considerazioni sulla selvicoltura” emergono in maniera più netta lo spirito e la filosofia che guidano l’Autore; in questa sezione, dopo una breve storia della gestione forestale nelle regioni italiane dell’arco Alpino viene infatti proposta la selvicoltura su basi tipologiche e funzionali come un “... sistema d’interpretazione e di classificazione della variegata realtà forestale basato sul compromesso” e più in particolare sul compromesso tra la visione “olistica” e quella “riduzionistica” dell’ecosistema forestale. Ciò nell’idea che gli inquadramenti dal punto di vista tipologico e funzionale, rappresentando una sintesi di molteplici fattori biologici ed ambientali, siano riconducibili a un approccio “multicriteriale” all’“oggetto bosco” concretamente trasferibile alla pratica gestionale. Si tratta di una tesi che, sottolinea lo stesso Autore, può essere valida soprattutto per la pianificazione degli interventi forestali su vasti territori, mentre per la gestione puntuale di singoli popolamenti essa rimane utile a livello orientativo, ma non è sostitutiva delle conoscenze, dell’esperienza e delle capacità intuitive del tecnico forestale.

Su queste basi l’ipotesi ci sembra condivisibile e meritevole di attenzione, come peraltro confermato dal progressivo estendersi degli studi tipologici nel nostro paese, anche se, a parere di chi scrive, si deve fuggire la tentazione di elaborare classificazioni molto articolate e dettagliate, le quali potrebbero generare eccessive difficoltà interpretative piuttosto che incrementare l’efficacia del metodo.

È comunque rimarchevole e apprezzabile l’intento di introdurre nella prassi della gestione forestale elementi razionali che, seppure con i limiti e le semplificazioni imposti dalle finalità perseguite e dallo stato attuale delle conoscenze - il quale ancora non consente di operare un’analisi integrata ed esauriente delle molteplici interrelazioni esistenti a livello ecosistemico - tendono comunque a una maggiore coerenza con la complessità di questi sistemi biologici, nella esplicita ricerca di un punto di contatto e di equilibrio tra scienza ed arte della selvicoltura.

I capitoli successivi sono dedicati alla descrizione delle varie categorie e tipologie forestali, per ciascuna delle quali vengono discussi gli aspetti ecologici - tra i quali l’autoecologia delle singole specie - unitamente a quelli funzionali e selvicolturali, facendo riferimento ai concetti espressi nella prima parte del volume. Da sottolineare l’ampio spazio dedicato ai miglioramenti forestali (es. alla conversione dei cedui) e, più in generale, alle tecniche della selvicoltura naturalistica, secondo l’ormai consolidata tradizione della scuola forestale padovana.

Nell’insieme, l’opera si fa apprezzare anche per l’ordinata e documentata esposizione degli argomenti, nonché per l’attenzione riservata agli aspetti applicativi, tali da rendere il libro utile non solo agli studenti, ma pure ai professionisti e ai tecnici del settore. Da segnalare anche l’inserimento di un CD-ROM contenente numerose (in totale 724) foto rappresentative delle tipologie forestali descritte nel testo, oltre ad alcune cartografie tematiche certamente interessanti dal punto di vista didattico. Le immagini possono essere visionate secondo diversi criteri di ordinamento (es. per Regione, per tipo forestale, ecc.) e possono essere utilizzate dagli studenti per la verifica del livello di apprendimento.

Riteniamo però che il pregio più significativo del volume risieda nella dichiarata ricerca di una integrazione tra due diverse filosofie di approccio al sistema bosco tradizionalmente ritenute poco o nulla conciliabili. È parere anche di chi scrive che questa possa essere una strada tra le più feconde per il progresso delle discipline forestali in vista delle sfide del terzo millennio. A questo riguardo, non è fuori luogo rilevare come la pubblicazione del volume di Roberto Del Favero segua a pochi mesi di distanza lo studio sui cedui di Ciancio e Nocentini pubblicato dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali. Quest’intensa attività editoriale, di alto livello scientifico e propositivo, ci sembra manifesti la particolare tensione innovatrice che oggi contraddistingue il mondo forestale italiano e soprattutto l’impegno da parte delle diverse Scuole di pensiero di sviluppare paradigmi, obiettivi e metodi aderenti alle odierne attese della comunità internazionale nei confronti del settore forestale.

 
 
 

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